Carabinieri e Dda la pentola l’hanno scoperta pubblicamente 48 ore fa. Quando hanno fatto scattare le manette agli 8 presunti «colonnelli » del boss di Cosa nostra, latitante da anni, Giuseppe Falsone da Campobello di Licata. Ma tolto il coperchio, adesso secondo alcuni viene il «bello» e sono in tanti a doversi preparare a giorni di tensione, avendo forse la coscienza molto sporca. Dopo avere smantellato la base del sistema che supporta la latitanza di Falsone, adesso si punta a bersagli anche più grossi. Un passo indietro di appena due giorni.
I militari dell’Arma del Reparto Operativo di Agrigento e del Noe di Palermo, su coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno arrestato 8 persone, con una nona sfuggita, ma fino a un certo punto. A «scappare» non è stato altro che lo «scappato » per eccellenza, Falsone appunto, primula rossa da alcuni lustri. In manette sono finiti Pino Gambino di Ravanusa, autista di scuolabus e capomandamento di Campobello di Licata, ritenuto incredibilmente braccio destro di Falsone, Diego Lo Giudice di Canicattì, titolare di una nota ditta edile che fino a giovedì scorso era impegnata anche in un subappalto per il raddoppio della ss 640, ovviamente strappato.
Altre manette sono scattate ai polsi dell’uomo di Eurospin in Sicilia, il catanese di Ragalna Ferdinando Bonanno, per Gioacchino Cottitto, per il genero dell’ex sindaco di Campobello di Licata, Giancarlo Buggea in galera da alcuni anni per scontare una pena di 8 anni per estorsione e associazione a delinquere di stampo mafioso. E ancora Salvatore e Calogero Pacim, rispettivamente padre e figlio di Campobello di Licata, Giovanni Marino di Canicattì. Tutti imprenditori o persone ritenute essere esse stesse mafiose, la cui condotta sarebbe stata improntata a garantire a Falsone i soldi e la copertura più idonea a fargli vivere la latitanza in maniera per certi versi agiata.
Ma, come detto, da rumors che circolano in ambienti investigativi, tolto il coperchio alla pentola adesso non resta che mescolare all’interno. Nelle perquisizioni effettuate durante i blitz per la notifica dell’ordinanza alle otto persone arrestate, i carabinieri hanno sequestrato chili e chili di documenti, autorizzazioni, mappe catastali e tanto altro materiale. Tutte carte con in calce anche le firme di papabili della burocrazia e della politica di chi governa le zone dove si è scatenata «l’Apocalisse » per il presunto clan di «colonnelli» di Falsone. Nei prossimi giorni dunque, potrebbero esserci clamorosi colpi di scena, con gli inquirenti che al momento, stanno passando al setaccio ogni carta in loro possesso, alla ricerca di un legame tra politica e clan, tra altri imprenditori collusi con Cosa nostra e altri loschi intrecci, fino a oggi ignoti alla gente. Nelle decine di pagine dell’ordinanza di custodia cautelare – top secret perfino per gli avvocati difensori degli arrestati – ci sono certamente tutti i protagonisti di questa vicenda. Mezza provincia di Agrigento e non solo dunque trema, e come al solito qualche colletto bianco si sarà già rivolto al proprio avvocato in vista di sviluppi giudiziari decisamente impronosticabili.
FONTE: LA SICILIA