Nel recente consiglio comunale è stata deliberata la richiesta “al Governo regionale e Nazionale nonché a tutta la deputazione regionale e nazionale eletta in Sicilia, di attivarsi ciascuno per la propria competenza, al fine di fornire chiarimenti in merito all’applicazione dell’ordito normativo di agevolare i percorsi di stabilizzazione del personale precario degli enti locali e , comunque di consentire la prosecuzione dei rapporti di lavoro con il medesimo personale”. La delibera consiliare viene inviata, tra gli altri, al Ministero dell’Economia e delle Finanze , al Ministero per la pubblica amministrazione e la semplificazione e alla presidenza della Regione siciliana”. Il consiglio comunale ha sottolineato che, “come il altri comuni siciliani, l’ente ha contrattualizzato , nel tempo, in ossequio, a specifiche normative regionali e nazionale, diverse tipologie di lavoratori precari”. “Si riteneva, in tempi passati – si legge ancora – che il percorso di stabilizzazione del personale precario fosse finalmente iniziato e potesse consentire il mantenimento dei livelli occupazionali in relazione ai rapporti intrattenuti dallo stesso personale con gli enti locali della Regione”. La notizia è dell’altro giorno secondo cui il Commissario di Stato ha bocciato la Finanziaria nonché la stabilizzazione e la proroga del contratto dei precari. I contrattisti di Ravanusa, qualche mese addietro, avevano chiesto la loro definitiva stabilizzazione, con una nota inviata al sindaco, presidente del consiglio capigruppo consiliari, segretario comunale e, per conoscenza al Prefetto. Essi chiedevano, in particolare, “la trasformazione a tempo indeterminato dei loro contratti di diritto privato e la loro assunzione nella pianta organica dell’Ente”. “I precari ritenevano – dicevano – che la normativa regionale recante “Procedure di stabilizzazione e proroga di contratti”, ponevano gli Enti utilizzatori di lavoratori contrattualizzati di poterli stabilizzare definitivamente mediante la trasformazione dei rispettivi rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, correttamente indicato”.

Giovanni Blanda