NUOVI FARMACIDiversi pazienti della provincia di Agrigento hanno già potuto ritirare i  nuovi farmaci per sconfiggere il virus dell’epatite C.  Grazie all’impegno del team di medici dell’Asp di Agrigento che in questi mesi  ha seguito tutte le procedure burocratiche per l’acecsso alla nuova terapia,  adesso per molti pazienti inizia una nuova vita.

In Italia il   numero di pazienti con il fegato minato dal virus Hcv è percentualmente da capogiro. L’obiettivo del servizio sanitario è quello di eliminare il virus dal nostro Paese.

I nuovi farmaci: quattro sono quelli già approvati e altri tre sono in arrivo, tutti garantiscono la guarigione nella quasi totalità dei casi. Dopo il sofosbuvir, il primo di nuova generazione arrivato in Italia, ecco ora il simeprevir. I due abbinati guariscono senza bisogno di interferone e di ribavirina. Effetti collaterali pari a zero, soprattutto rispetto a interferone e ribavirina. Un fondo da un miliardo di euro è già stato previsto ed il ministero della Salute ha inviato i carabinieri del Nas nelle Regioni per verificare lo stato di erogazione dei farmaci a fronte dei ritardi denunciati. Le associazioni dei malati annunciano che le Regioni che non garantiranno i nuovi medicinali verranno segnalate all’autorità giudiziaria.

Nella provincia di Agrigento la prevalenza delle epatiti virali ammonta, sottostimando, a più di 20.000 cittadini e l’infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV) ha una prevalenza superiore al 2% della popolazione siciliana. L’abuso di alcool, responsabile di malattie epatiche, presenta un trend in crescita specie in fase adolescenziale, imponendo un’urgente campagna di educazione sanitaria e di prevenzione primaria.

Entrambi questi elementi possono causare la cirrosi epatica e l’epatocarcinoma che rappresentano la quarta causa di morte e che, in alcuni comuni della nostra provincia, hanno una prevalenza molto più elevata ( 3/1000 abitanti arrivando a picchi del 25/1000 dato ISTAT nazionale) rappresentando un problema molto rilevante di salute pubblica ed assistenziale al quale deve corrispondere un impegno adeguato del servizio sanitario e l’attivazione di strutture dedicate in atto assenti in provincia di Agrigento.

Presso l’ ASP di Agrigento è stata istituita la Rete Epatologica Aziendale composta dai Direttori delle UU.OO.CC. di Medicina Interna dei Presidi Ospedalieri e coordinata dal Dott. Giuseppe D’Anna, Direttore della U.O.C. di Medicina Interna del P.O. San Giovanni di Dio di Agrigento, dove è stato istituito un Ambulatorio di 2° livello di epatologia, malattie alcool correlate e prevenzione dell’epatocarcinoma, quale centro di riferimento provinciale aziendale e centro Spoke della “Rete Regionale per la Gestione delle Epatiti da Virus C dell’Assessorato Regionale della Salute”. Questo Centro di epatologia opera in stretta collaborazione con i centri di eccellenza dell’isola quale quello diretto dal Professore Antonio Craxì, con il compito di effettuare la diagnosi e la cura di dette patologie, il follow up dei pazienti, la distribuzione e il monitoraggio dei trattamenti antivirali e la prevenzione del danno da alcool e dell’epatocarcinoma.

I pazienti sono seguiti in ossequio alle linee guida nazionali secondo AISF (Associazione Italiana Malattie del Fegato) da esperti epatologi della ASP, già accreditati in ambito regionale, che continuano ad operare presso centri di eccellenza regionali, e sono:  il Dott. Antonio Magro, esperto epatologo ed ecografista responsabile di U.O.S. di Epatologia, il Dott. Giuseppe Alaimo, gastroenterologo che continua ad operare presso il centro diretto dal Professore Craxì, nonché referente nazionale per l’uso del fibroscan nello studio del fegato, ed il Dott. Massimiliano Biondolillo, internista della scuola di epatologia della Università di Palermo del Professore Giuseppe Montalto.

Va dato il merito a questo team di medici di aver lavorato con grande spirito di abnegazione senza tener conto dei normali orari di lavoro e  con il solo obiettivo di mettere in primo piano la salute dei pazienti. Un esempio da seguire in un momento dove spesso il sistema sanitario nazionale viene chiamato in causa solo per i casi di malasanità.