Pupi Avati è instancabile, un po’ come i registi vecchio stile che sfornavano un paio di pellicole all’anno. Il cineasta bolognese si tiene sulla media comunque buona di un film a girar di terra attorno al sole. E così dopo il noir Il nascondiglio (2007) e il drammatico Il papà di Giovanna (2008), che valse a Silvio Orlando il Leone come miglior attore a Venezia, eccolo a marcare l’anno con la commedia nostalgica Gli amici del bar Margherita. E per il 2010 ha già in serbo Il figlio più piccolo.
Simpatico ma un po’ asfittico amarcord di una Bologna anni ‘50, Gli amici del bar Margherita fa chiedere se il cinema sia un mestiere o un’urgenza creativa… Certo è che Avati in questo ritratto dai colori invecchiati ci mette il cuore, dipingendo un affresco cittadino che prendeva vita in via Saragozza nel 1954, quando il Pratello era la “via dei ladri” e non quello degli universitari e dei bagordi come adesso, e le donne eran chiamate “penne”.
Al bar Margherita si ritrovano personaggi un po’ strani, compagni di goliardia e tavolta anche di perfidia. Il più carismatico di tutti era Al (Diego Abatantuono), “nel suo piccolo” – espressione con cui ama condire tutte le sue frasi – misterioso e capo branco. Il suo compagno di stecca era Manuelo (Luigi Lo Cascio), siciliano un po’ folle e ninfomane, con le mani sempre in pasta in qualche malaffare. E poi c’erano Gian (Fabio De Luigi), balbuziente aspirante cantante a San Remo, vittima di uno scherzo atroce architettato dall’amico Zanchi (Claudio Botosso), il tombeur de femmes inventore delle cravatte con l’elastico; Sarti (Gianni Ippoliti), vestito giorno e notte nel suo smoking e campione di ballo; Bep (Neri Marcorè), imbranato un po’ bamboccione innamorato della entraîneuse Marcella (Laura Chiatti). Il diciottenne Taddeo (Pierpaolo Zizzi) guarda a questo manipolo di “vitelloni” con ammirazione, sognando di diventare anche lui frequentatore del mitico Bar Margherita, che sta sotto i portici proprio davanti a casa sua. Per farlo non gli importa di ingannare la mamma venditrice di calze per uomo (Katia Ricciarelli), come per conquistare una ragazza non si cura del decesso del nonno (Gianni Cavina) a una stanza di distanza, morto d’amore per l’insegnante di pianoforte (Luisa Ranieri).
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