Alcuni anni fa, quando partecipai all’inaugurazione del nuovo ospedale di Agrigento, inciampai in delle dune di sabbia. Poi, con qualche sforzo di immaginazione, mi accorsi che si trattava di pavimento.
Che quell’ospedale avrebbe rischiato di sprofondare su sé stesso, come se si trattasse di sabbie mobili, apparentemente non vi erano dubbi, tanto che allora scrissi comunicati e volantini che, come al solito, sortirono l’effetto valanga.
Mi riferisco alle valanghe di voti a favore di chi quell’opera l’ha concepita e realizzata, con tutti i controlli del caso.
Parlare di rifiuti, di acqua, di ponti che crollano (vedi la statale di Caltanissetta), di calcestruzzo depotenziato, di strade incomplete, di opere costruite solo con sabbia di mare, può costare caro, o, nel migliore dei casi, a livello elettorale, addirittura controproducente.
Denunciare le cose che non vanno in Siciliua, ti fa perdere le elezioni!
Chi osa ormai schierarsi contro certe società di gestione, certe grandi imprese, in un periodo in cui la classe politica, soprattutto quella di Centrosinistra, è totalmente delegittimata?
Quando si va verso il partito unico, quando i consensi arrivano come un fiume in piena, arrivano anche le carogne.
Da sempre in Sicilia, terra del pensiero unico, fondato sul malaffare, sulla truffa, sull’inganno, l’ipocrisia, l’impostura, chi ha scoperchiato la maleodorante pentola della sanità e delle opere pubbliche, ha pagato un prezzo salato.
Spesso a difendere gli interessi delle grandi lobby imprenditoriali deviate, ti ritrovi persino quei finti paladini della legalità.
A parole, ci si indigna ma poi si fa comunella con chi, magari, ha costruito i ponti che crollano, gli ospedali che vengono sequestrati, una raccolta ed uno smaltimento di rifiuti strapagati dai cittadini, più del triplo di quanto dovrebbero costare o l’acqua che si regala per farne un grosso business privato, ad una società gestita anche da quattro comuni falliti, con Catania in testa.
Ma a che gioco giochiamo?
Ancora, chi parla come me, deve continuare a subire querele, dopo che i fatti superano le parole e qualsiasi perversa immaginazione?
Che vogliamo di più? Si può ancora essere così masochisti da dare una marea di voti a chi ci fa morire di sete, ci sommerge di rifiuti, ci fa crollare la terra sotto i piedi (come nel caso dei ponti della statale di Caltanisseta), ci spaccia una montagna di sabbia per ospedale e soprattutto ci fa pagare tutto questo schifo almeno per tre volte del resto d’Europa?
Salvatore Petrotto
Sindaco di Racalmuto