Riceviamo e integralmente pubblichiamo la replica del Sindaco Petrotto a Ignazio Marchese.
Io credevo che quando si annuncia che non si vuol trasformare in rissa un dibattito politico, non si debba continuare a stuzzicare chi ha il dente avvelenato, e che mi accorgo soltanto adesso se la prende anche contro di me.
Non è colpa mia se la sua parte politica, o per meglio dire la lista dove il Marchese Ignazio è stato candidato, senza riuscire, peraltro, ad essere eletto neanche consigliere comunale, non l’ha voluto più riconfermare nella mia Giunta, di cui fino all’anno scorso faceva parte.
Io anzi lo ringrazio per il contributo che ha dato al paese come assessore ed a me nel consentirmi di diventare sindaco, per la terza volta in sedici anni, con il suo voto, assieme a quello di altri oltre tremila e trecento racalmutesi.
Io non ho nulla di personale contro di lui e di quelli come lui ed accetto tutti gli sfoghi, di parenti ed amici, o presunti tali.
Mi ero ripromesso di non fare menzione delle persone che in qualche modo possono avercela con me.
Ma se voi, giustamente, date spazio a tutti i soggetti che continuano ad infierire ed inveire contro di me, mi invitate a nozze, nello spiegare, quali invece sono i problemi veri che ho fin qui affrontato nel tentativo di trovare una definitiva soluzione.
Sulla storia del mio presunto isolamento, faccio presente che la maggioranza che mi sostiene, composta da 17 o addirittura 18 consiglieri su venti, è composita ed a giorni mi consentirà di comporre una nuova giunta e se il Marchese od altri vogliono riaccomodarsi in giunta, basta chiederlo al Consiglio Comunale, alle singole forze politiche che hanno favorito la mia elezione ed ai cittadini tutti che mi hanno votato.
E’ questa la democrazia, o no!
E poi se un sindaco, oltre che a godere del sostegno a livello locale, ha una miriade di rapporti politici o di amicizia con vari esponenti del governo regionale e nazionale, con numerosi parlamentari d’opposizione e riesce persino ad accogliere in pompa magna un Presidente della Repubblica, pensate veramente che è un sindaco isolato?
Non so che cosa ormai dire o pensare di fronte a delle insensate ed illogiche considerazioni di chi ragiona col sangue agli occhi ed è accecato da una sconsiderata e spasmodica ambizione, foriera solo di odi e rancori.
Ma quando si parla di uva comprata dalla Cantina sociale a 10 centesimi, con la completa distruzione di un intero settore, noi rimpiangiamo la vecchia gestione della cantina del buon Totò Falco o di Aquilina.
Noi vogliamo parlare di agricoltura, latte, di pagamento di multe,protezionismo per il riso e delle derrate agricole del Nord Italia, garantite sia dal Governo Nazionale che da Bruxelles.
Qualche imbecille cerca di distrarre ancora la gente dai problemi veri, sostenendo che bisogna parlare solo di Racalmuto.
Ma quando parliamo del grano svenduto, dell’uva che il nuovo consiglio di amministrazione della cantina La Torre di Racalmuto, paga a meno della metà di quanto costa produrla, dell’olio o delle mandorle o delle miniere che non vanno, della crisi provocata da chi si è impadronito dell’acqua, condiziona il ciclo dei rifiuti e prossimamente si impadronirà forse anche dell’aria, di che cosa stiamo parlando se non dei problemi di Racalmuto o di bollette stratosferiche, le più care d’Italia, che ci hanno fatto impoverire tutti quanti.
A Racalmuto dobbiamo per forza parlare solo di assessori.
E poi senti chi parla!
Guai ai vinti!
Ahimé, è vero.Io, al di là di chi vede ovunque fallimenti, guardandosi allo specchio, credo che sia indispensabile varare una proposta seria che parta proprio da Racalmuto.
Quando il Ministro leghista Zaia ha pagato le multe degli allevatori che sono andate oltre la produzione prevista dalle quote latte, c’è stata un po’ di polemica, ma l’aiuto economico è stato comunque garantito.
E’ come dire che il vigile urbano, cioè nel nostro caso il ministro, mi fa la multa, e lo stesso vigile urbano, sempre il ministro, me la paga.
Bello no!
Invece per i produttori di grano e di uva, fatti fallire consentendo la vendita di prodotti esteri più scadenti dei nostri o addirittura cancerogeni, sempre lo stesso ministro che fa?
Nulla!Ed allora perché non aiutare gli agricoltori siciliani, agrigentini, racalmutesi, risarcendoli del danno che lo steso Governo Nazionale ha causato.
Ora e subito!
Stiamo parlando a partire della vendemmia di settembre.
E poi che senso ha mantenere una norma, una direttiva che prevede di abbassare la produzione di uva, non consentendo la coltivazione a tendone, per favorire altre regioni d’Italia o d’Europa che il sole lo vedono con il binocolo.
Giustamente obiettano i nostri viticultori che se nel tendone la nostra uva supera, per qualità, con i suoi 21 o 22 gradi zuccherini, l’uva prodotta ad alberello o spalliera nel nord Italia od in Francia, per quale cavolo di motivo dobbiamo abbassare la quantità delle nostre produzioni, quando la nostra uva, svenduta dalle cantine sociali, è di gran lunga superiore, non solo quantitativamente ma principalmente qualitativamente, a quella del Piemonte, del Veneto, della Toscana, per non parlare di quella francese?
Quindi bisogna modificare la normativa europea per rendere giustizia ai Siciliani, fatti morire di fame per legge!
Ci devono consentire di produrre uva da mosto anche nei tendoni!
E poi in questo grave momento di crisi dell’agricoltura il Governo Nazionale deve necessariamente dare i contributi di mantenimento per li agricoltori siciliani, altrimenti l’agricoltura rischia di morire per sempre.
Di questo vogliamo parlare anche a Racalmuto se mi è data la possibilità di farlo, per sensibilizzare l’Assessore Regionale Michele Cimino ed il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, perché possano convincere il ministro leghista Zaia a dare agli agricoltori siciliani gli stessi soldi che ha dato agli allevatori veneti, lombardi od emiliani, pagando loro le multe.
Uno scandalo tutto italiano o se preferite tutto padano o per meglio dire leghista!Salvatore Petrotto
Sindaco di Racalmuto