I carabinieri di Racalmuto hanno consegnato alla Procura della Repubblica di Agrigento il primo rapporto informativo sull’incidente mortale lungo la statale 640 in cui perse la vita il giovane canicattinese di 23 anni Massimo Argento. Nel tragico sinistro dello scorso 22 luglio furono coinvolti la moto condotta dalla vittima con a bordo Ronad Devis Palermo, anch’egli canicattinese, e la Renault Scenic alla cui guida era una casalinga di 33 anni di Racalmuto. Sulla posizione della donna da oggi pendono le ipotesi di reato di omicidio colposo e lesioni personali.
Una denuncia querela è stata sporta dal giovane sopravvissuto all’impatto violento, ma le indagini dei carabinieri adesso dovranno passare tra le mani di un consulente tecnico che la Procura si accinge a nominare. L’ipotesi di un’incauta svolta della monovolume è sostenuta anche dall’avvocato Calogero Meli, il legale che tutela la famiglia Argento. Sospette sono risultate soprattutto le ammaccature della fiancata lato guida della monovolume che male si accosterebbero con l’eventualità di un’invasione di corsia da parte del dueruote. Quest’ultima tesi è quella alimentata dalla racalmutese, assistita dall’avvocato canicattinese Diego Giarratana. Nell’inchiesta sono finite anche le immagini del vicino sorpassometro. Appena pochi fotogrammi però non sono serviti a ricostruire da soli la dinamica dell’incidente. In quel caldo pomeriggio, per la violenza dello scontro, i due giovani canicattinesi furono scaraventati su una stradina parallela alla Caltanissetta/Agrigento. Adesso la magistratura sarà chiamata a far chiarezza sulle responsabilità nel sinistro, di certo però l’iter processuale non potrà sanare una tragedia ancora avvertita come un supplizio tra i familiari e gli amici di Massimo.