Sarebbe assai interessante ed anzi quasi doveroso, ancorché “tristemente” divertente per noi tutti agrigentini, che giornali e Tv – oltre ad informarci che da agosto l’impianto chiuderà i “rubinetti” lasciandoci a secco in piena estate – recuperassero nei loro archivi le roboanti cronache ed interviste dei tanti rappresentanti del potere politico che appena quattro anni fa, con toni trionfalistici, annunciavano urbi et orbi la lieta novella: la grande sete di Agrigento e degli agrigentini poteva essere considerata solo un ricordo. Fra tutti si stagliavano le figure dell’allora presidente della Regione Totò Cuffaro, addirittura con il bicchiere pieno d’acqua in mano perché anche metaforicamente gli agrigentini non avessero dubbi sulla validità ed il significato dell’opera, e dell’oggi Ministro della Giustizia ed a quel tempo “solo” parlamentare nazionale Angelino Alfano. Tutt’intorno, ovviamente, nugoli di “sudditi”, alti o bassi in grado poco importa, che sorridenti annuivano “bevendosi” il fiume di parole, parole, parole che sgorgavano dalla bocca di cotante personalità!
E guai a quei “disfattisti” che si peritavano di affermare che ad Agrigento, più che di un dissalatore, vi sarebbe stato bisogno di rifare la rete idrica, ridotta ad un grande colabrodo e necessitante di non più procrastinabili interventi. Ce lo ricordiamo tutti il sindaco Piazza che, di fronte alla domanda specifica sul punto di un impertinente cronista, rispose che se la rete idrica fatiscente disperdeva il 50% e più di acqua la soluzione non era ripararla o, meglio, rifarla ex novo, ma piuttosto immettere quantità sempre superiori del prezioso liquido, 250, 300, 400 litri al secondo ed anche più, per garantire comunque che nelle case dei cittadini arrivasse sempre il medesimo quantitativo (giornaliero? No! Settimanale? Forse! Quindicinale? Con tutta probabilità!…).
Oggi che il dissalatore di Porto Empedocle si appresta a divenire l’ennesimo reperto storico da annoverare nell’immenso “museo delle scelleratezze e delle scelte insensate” della classe politica agrigentina, oggi che quell’impianto da strumento definitivamente risolutivo si trasforma in caso problematico di assai dubbia soluzione, oggi che gli agrigentini – che pagano la tariffa idrica più alta d’Italia e seguono ancora la comunicazione quotidiana dei turni di distribuzione in TV con picchi di share da far invidia a chicchessia – si apprestano a recuperare da cantine e garage il caro vecchio “bidone” per recarsi a Bonamorone: vorrebbero lor signori, con in testa il Ministro Alfano, magari per pura cortesia, farci conoscere la loro opinione in merito?