Salvatore Montalbano, vice reggente provinciale della Cisl, ripropone il cartello sociale per “ridare voce ai cittadini”.
Interessante e produttiva è stata l’esperienza dei sindacati e della Chiesa agrigentina che circa cinque anni fa portarono una sorta di piccola rivoluzione risvegliando la coscienza popolare degli agrigentini, che pur non abituati a manifestare pubblicamente il loro dissenso, si organizzarono e protestarono contro le inefficienze della politica locale.
“Le istituzioni politiche e sindacali – ci dice Montalbano – devono essere contenitori pieni di popolo. Non si tratta di essere vicini o distanti dalla gente, ma di esserne un’unica cosa.
La forza sindacale sta nella partecipazione dei cittadini, viceversa è una battaglia persa in partenza.
Il cartello sociale ha dimostrato di essere in grado di svegliare l’interesse generale degli agrigentini, grazie al quale la Chiesa e i sindacati riuscirono ad avere la forza necessaria a mediare sulle scelte della politica.
Oggi i problemi della società agrigentina si sono notevolmente aggravati e occorre maggiore sinergia da mettere in campo per porre sul tavolo della politica locale, regionale e nazionale le questioni non risolte del nostro territorio”.
Purtroppo l’esperienza passata ad un certo punto trovò difficoltà di coesione e cadde in una polemica interna, che ne determinò la fine.
“L’unione sindacale – continua Montalbano – deve essere salvaguardata e deve essere il buon inizio del nuovo percorso.
Le organizzazioni sindacali coese e in collaborazione con la Chiesa, ognuno nel rispetto del proprio ruolo istituzionale, devono dare corso al movimento popolare per il miglioramento della qualità di vita nella nostra provincia. Abbiamo, in diverse occasioni, ascoltato i pressanti inviti dell’Arcivescovo rivolti ai singoli cittadini di farsi parte attiva nella gestione della politica locale. Noi desideriamo dare una risposta alla chiamata di don Franco”.
La crisi economica e la penuria di posti di lavoro “che stanno svuotando di speranza questa nostra Terra – ha detto recentemente l’Arcivescovo – portano a drammi intimi che, come notti buie e tempestose, si abbattono su sempre più numerose famiglie, ormai sull’orlo della povertà”.