Era presente anche il carabiniere Salvatore Rotolo, questa mattina all’udienza preliminare, che si è svolta al Tribunale di Agrigento, davanti al giudice Luca D’Addario. Il militare in carcere dal 16 giugno, è accusato dell’omicidio della compagna, Antonella Alfano, la trentaquattrenne agrigentina, trovata morta carbonizzata all’interno della sua auto lo scorso 5 febbraio. Con le manette ai polsi, è apparso tranquillo. Per ora, rimane il mistero di un’ematoma presente sotto ad un occhio. Nel corso dell’udienza di stamattina, il pubblico ministero, Giacomo Forte ha presentato al Gup, una relazione tecnica redatta da un suo consulente, dei tabutati delle utenze telefoniche dell’imputato e della vittima. La difesa di Rotolo, rappresentata dagli avvocati Alfonso Neri e Totò Pennica, invece, lamentava il fatto di non aver ricevuto le foto a colori del cadavere. L’udienza di oggi è servita anche per la costituzione delle parti civili: la madre di Antonella, Giovanna Saieva, con l’avvocato Simona Fulco; il padre e la sorella, Libertino e Rossana Alfano con l’avvocato Sebastiano Bellanca. L’udienza è stata, poi, rinviata al prossimo 26 ottobre. La Procura della Repubblica di Agrigento contesta al carabiniere, il reato di omicidio volontario, mentre il Gip Alberto Davico, firmando il provvedimento di custodia cautelare in carcere, configurò il reato di omicidio preterintenzionale. Secondo gli investigatori il delitto sarebbe da cercare nei difficili rapporti fra la vittima e l’indagato. Antonella sarebbe stata soffocata, poi per simulare un’incidente, l’assassino avrebbe spinto la vettura, al cui interno c’era il corpo della donna, nella scarpata. Qui avrebbe dato fuoco alla macchina, non prima però di averle conficcato una castagna in gola. Ma sono ancora tanti gli interrogativi da chiarire: l’orario della morte, il luogo e le modalità dell’omicidio.