Udienza davanti ai giudici del Tribunale di Agrigento (presidente Ottavio Mosti) per l’ex capo di Cosa nostra, Gerlandino Messina, chiamato a rispondere dei reati di porto e detenzione illegale di armi e munizioni, rinvenute al momento della cattura nel suo covo di Favara. Anche ieri Gerlandino Messina si è presentato davanti le telecamere in video conferenza dal supercarcere di Tolmezzo dove si trova recluso. All’udienza è stata la volta dei carabinieri del Ros che si sono occupati di individuare le impronte e tracce organiche all’interno della casa di via Stati uniti e delle tracce balistiche sulle armi. Il maggiore dei carabinieri Aldo Mattei, nel corso dell’interrogatorio ha raccontato che sei impronte e vennero rinvenute all’interno del covo, quattro appartenevano a Gerlandino Messina e al suo favoreggiatore Calogero Bellavia. Altre due sono sconosciute agli archivi. Sarà sufficiente compararle con eventuali sospettati per avere le risposte. Oltre alle impronte digitali, sono state scoperte quattro tracce organiche. Due appartengono a Messina e Bellavia, le altre due sono ad oggi sconosciute. Potrebbero appartenere ad altri fiancheggiatori sinora sconosciuti agli inquirenti. Alcuni militari del Gis che presero parte al blitz nel giorno della cattura del boss empedoclino, deporranno alla prossima udienza fissata per il 15 dicembre.