È stata identificata un’altra vittima del naufragio della Concordia: è Luisa Virzì, 49 anni originaria di Enna, il cui cadavere è stato recuperato nella zona sommersa della nave nei giorni scorsi. La donna era a bordo della Costa Concordia assieme all’amica Maria Grazia Trecarico, che risulta ancora dispersa. Con loro viaggiavano anche la figlia di quest’ultima, Stefania, e il suo fidanzato Andrea Ragusa, che invece si sono salvati.

“Mio cognato è partito alla volta del Giglio. Noi speriamo ancora, visto che nessuno dei familiari ha ancora identificato il corpo. Attendiamo domani per sapere la verità”. È una speranza che cozza purtroppo contro la dura realtà quella a cui si aggrappa Francesco, fratello di Luisa Virzì, il cui corpo è stato identificato a distanza di quasi due settimane dal naufragio della Costa Concordia. La conferma che il cadavere recuperato nei giorni scorsi nella zona sommersa della nave era proprio quello della donna siciliana è venuta infatti dall’esame del Dna. Il riconoscimento da parte del marito, che è partito qualche ora fa da Enna dopo essere stato avvisato, sarà solo una pura formalità.

uisa Virzì, 49 anni, sposata con Fausto Severino, autista dell’Etna Trasporti, madre di tre figli e già nonna di una nipotina, lavorava all’ufficio solidarietà sociale del Comune di Enna. La donna era a bordo della Concordia con un’amica, Maria Grazia Trecarichi, originaria dell’ennese ma residente a Priolo Gargallo (Sr), che avrebbe compiuto 50 anni proprio all’indomani della tragedia. Anche lei figura tra i dispersi, dopo che inizialmente, insieme con l’amica, era stata inserita per sbaglio nell’elenco dei sopravvissuti. Con le due donne viaggiavano anche la figlia di Maria Grazia Trecarichi, Stefania Vincenzi e il fidanzato Andrea Ragusa che si sono invece salvati.

La testimonianza di uno dei Lampedusani presenti sulla Nave Concordia ancora sconvolto dalla tragica esperienza vissuta.
Una vacanza che si è trasformata in una tragedia ribadisce il naufrago, da un momento a l’altro si sono visti costretti a indossare i giubbotti per tentare un salvataggio di emergenza e a fare le file per riuscire ad imbarcarsi nelle scialuppe.
I comunicati a nome del comandante Schettino dicevano di stare tranquilli e ritornare nelle camere.
Solo dopo alcune ore tutti i passeggeri hanno capito di trovarsi in una situazione pericolosa, scatenando caos e panico, ognuno con l’ intenzione di salvarsi.
Il naufrago lamenta l’ assenza di Ufficiali e di Medici per dare assistenza ai passeggeri e ai disabili.
Arrivati all’isola del Giglio ci siamo resi conto della gravità della vicenda e ci siamo abbracciati piangendo, una esperienza che ti segna la vita conclude il naufrago.