Il Movimento dei Forconi continua la propria lotta. Alla settimana di blocco si susseguono  forse da lunedì presidi davanti alle raffinerie e davanti ai pontili degli impianti per non permettere l’imbarco di carburante che viene esportato fuori dalla Sicilia. “Rivoluzione”, “Vespri siciliani” il pensiero del leader dei Forconi senza imbarazzo alcuno accenna a tali appellativi. Ma dalle dimostrazioni mancano gli operai, i pensionati, gli studenti e i precari che osservano le molte ombre interne al movimento. Le parole di Mariano Ferro sono intrise di qualunquismo e demagogia cogliendo l’incapacità politica di dar soluzione ai molti mali che affliggono la Sicilia. Questi, personaggio singolare ed esuberante, si è arrecato i bisogni e le necessità di un intero popolo volendo aprire tavoli di trattativa con Palermo e Roma. Forse la semplicità lo fa astrarre da quella idea malsana e disincantata della politica. Lui, intanto,tira dritto senza fare sconti a nessuno: “Non bloccheremo l’economia siciliana, non ci sarà il blocco dell’isola, perché non siamo stupidi: questa terra ha già pagato un prezzo altissimo e non vogliamo fare la guerra tra isolani. Adesso la guerra sarà contro chi ci ignora: la politica e la sua strafottenza. Ci saremmo aspettati anche un segnale a costo zero, come un decreto legge contro il taroccamento dei prodotti agricoli, con l’inasprimento delle pene, con il sequestro dell’azienda, per chi imbroglia il mercato e i consumatori.”. Da vero capo popolo inveisce contro l’economia globale e contro la politica che lo ignora quella stessa politica che lui per trascorsi a tanto agognato.
Ma chi è Mariano Ferro? Prima di assumere le vesti di un tribuno del popolo e capo di un “movimento” giacobino siciliano, ha tentato senza fortuna di far carriera attraverso Forza Italia come candidato a sindaco nel comune di Avola e poi come sostenitore nelle fila composite del Mpa di Raffaele Lombardo alle ultime elezioni regionali. In Sicilia, inoltre, i Morsello, collegati a Forza nuova, rivendicano di essere i veri leader del movimento dei Forconi, e in Calabria, in Puglia, nel Lazio, si fanno avanti altri squallidi personaggi per dare la loro impronta fangosa e purulenta al movimento. Una corte di Cassazione della Repubblica italiana ha di recente sentenziato per Foza Nuova la violazione dalla legge 20 giugno 1952, n. 645 (contenente “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale – comma primo – della Costituzione”), anche detta “legge Scelba”, che all’art. 4 sancisce il reato commesso da chiunque “fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità” di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque “pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo”. Ad appoggiare Forza d’Urto si è fatto avanti un’altro nucleo di demagoghi improvvisati: l’imprenditore Zamparini e  Alberto Goffi attualmente coordinatore regionale dell’UDC Piemonte dal 2005, e consigliere regionale, eletto per la prima volta, con 4.046 voti di preferenza.  Poi c’è la mafia che con l’arresto a Marsala di Carmelo Gagliano ha gettato nel più cupo imbarazzo i vertici dei Forconi che hanno prontamente risposto: “”Noi non conosciamo questo Gagliano che è stato arrestato. Non si può dire che sia dei forconi”. In realtà è una presa di distanza che và nel senso del politically correct prendendo con le dovute molle l’imputazione di uno dei leader della protesta marsalese. Luce e ombre, dunque, demagoghi e rivendicazioni giuste che in bocca a tali personaggi uniscono il danno alla beffa. Ma l’unico vero e costatabile risultato è aver chiarito la necessità di una azione politica che ritorni ad essere per la gente e tra la gente. La globalizzazione uccide l’economia dell’Italia. I mercati introdotti dell’India e della Cina sovrastano di gran lunga la nostra economia il che non fa che far aumentare l’insofferenza e l’evasione fiscale nei lavoratori autonomi. Nei Paesi ad elevato reddito, come gli Usa, l’Europa e il Giappone, i principali perdenti sono i lavoratori che non possiedono il giusto livello di istruzione per competere in modo efficace con la manodopera a basso costo dei Paesi in via di sviluppo. I più colpiti sono i lavoratori dei Paesi ricchi che non hanno un titolo di studio universitario e che per questo hanno perso il posto di lavoro. Chi non l’ha perso ha invece assistito a una stagnazione o una riduzione dello stipendio. La globalizzazione ha anche alimentato il contagio. La crisi finanziaria del 2008 è partita da Wall Street ma si è rapidamente diffusa in tutto il mondo mettendo in evidenza il precariato capitalistico. Ricostruire la Sicilia – o l’Italia in generale – con nuovi movimenti legati a politiche efficaci, che affrontano i problemi reali del paese, questa deve essere la parola d’ordine in futuro. Per scalzare la crisi indotta dalle banche non si può incidere pesantemente sui lavoratori dipendenti, pensionati e scuola pubblica. è ora di dire basta con i sacrifici di chi a sempre pagato per gli altri dando lo stremo perchè l’Italia resti a galla. Con la riforma Gelmini, ad esempio, si contano per le scuole – tra docenti e personale ATA – 13.000 tagli per il 2011-2012 dopo i 42.000 effettuati nel 2009-2010. L’ex Decreto 112, divenuto Legge 133, del Ministro Tremonti ha intaccato invece l’Università con un miliardo e mezzo di euro in meno per il 2013, e tantissimi tagli alle assunzioni. Il tutto va in contro  tendenza alle soluzioni alla crisi proposte da il sole 24 ore nell’articolo di Jeffrey Sachs che chiedeva un Governo Intelligente che migliori il sistema scolastico in modo da porre i giovani in competitività nel mercato del lavoro.  Ricostuiamoci, dunque, in movimento senza demagogia e qualunquismo.

Francesco Rotondo

Slitta di quattro-cinque giorni per “motivi organizzativi” la protesta del comitato Forza d’urto che ieri aveva annunciato da lunedì prossimo presidi ai pontili delle raffinerie siciliane per impedire al carburante di uscire dall’Isola. La decisione è stata resa nota dal presidente del Movimento dei Forconi, Mariano Ferro.

Diversità di vedute sull’attuazione della protesta erano già emerse ieri sera a Catania al termine di una assemblea organizzata dal comitato. “Dobbiamo decidere – ha detto Ferro – come attuare i presìdi. L’obiettivo era rimettere in moto la protesta. Noi andiamo avanti. Vogliamo entrare nelle aule consiliari dei comuni siciliani e oggi alle 18 prenderemo parte a una seduta di Consiglio comunale aperta in programma nel municipio di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta”.

A dispetto del rinvio c’è già il primo nuovo presidio dei Forconi davanti al Palazzo municipale di Serradifalco (Cl). Gli attivisti del movimento locale hanno raccolto le indicazioni di Ferro e hanno attivato la protesta chiedendo anche per l’8 febbraio prossimo la celebrazione di una seduta consiliare straordinaria dedicata ai problemi del comparto agricolo.

Potrebbe non essere compatto il movimento di protesta in Sicilia: a Catania dopo l’assemblea, che l’ha approvata e applaudita, si sono registrate delle diversità di vedute sulla sua attuazione.

I Forconi si sono dati appuntamento a lunedì per dare via alle iniziative programmate, mentre il leader dell’associazione dei trasportatori Aias, Giuseppe Richichi, si è “preso 4-5 giorni di riflessione” su cosa fare.

La reale consistenza della frattura all’interno di Forza d’urto sarà visibile lunedì, sui dati di adesione al blocco della distribuzione fuori dalla Sicilia del carburante raffinato nell’isola.