Si terra’ martedi’ 6 marzo alle ore 12.30, presso la sala cinema dell’assessorato regionale delle risorse agricole e alimentari, la riunione di pubblico accertamento durante la quale sara’ data lettura della proposta di modifica del disciplinare della IGP “Arancia rossa di Sicilia”.
Tutti gli interessati sono invitati a partecipare.
Almeno quella che può vantare il marchio Igp del consorzio di tutela che si trova a Catania. E che a Berlino, nella manifestazione Fruit Logistica ha avuto anche un’ologramam in 3D che ha attirato l’attenzione di tanti curiosi che passeggiavano tra gli stand. “La manifestazione di Berlino è senza dubbio una splendida iniziativa – dice Alessandro Scuderi, presidente del consorzio – ma, in Germania più che altrove, ci siamo resi conto di quanto la Sicilia prima, l’Italia poi, debbano essere in maggiore sinergia per competere con i mercati internazionali”. Per Scuderi è stata importante la presenza a Berlino della regione Sicilia con i suoi prodotti: “Se non ci sei vieni automaticamente cancellato dal sistema – dice –. Invece è necessario mantenere i rapporti, presentare il tuo prodotto ai possibili acquirenti e cercare di conquistare nuove fette di mercato. Anche se servono strategie molto complesse”.
“È stato un decennio buio – racconta –. Gli affiliati al consorzio si contavano sulla dita di una mano. Oggi il nostro consorzio produce il 20 % del totale delle arance rosse prodotte in Sicilia. Un prodotto che ha una qualità elevatissima e che è sempre sottoposto a controlli severissimi”. Oltre ai 435 produttori ci sono 60 aziende confezionatrici, che lavorano 180 mila tonnellate di arance rosse all’anno.
“Quest’anno, però, stiamo attraversando un periodo di crisi nerissima – spiega Scuderi- perché le piogge non sono state abbondanti e non abbiamo un prodotto che garantisce gli standard di qualità che di solito otteniamo”. In pratica, paradossalmente, le arance ci sono, ma sono quelle che non hanno la grandezza voluta e che quindi non possono essere vendute con i soliti standard. Quindi il prezzo di vendita sarà minore. E le perdite saranno maggiori. “Speriamo di riuscire a coprire i costi di produzione, almeno”.
Poi punta il dito sull’apertura delle frontiere con il Marocco: “Si tratta di concorrenza sleale – dice Scuderi –. E fino ad oggi questo Paese non ha ancora raggiunto le quote massime che può esportare. Soluzioni? Credo che bisognerebbe informare le persone che quello del Maroccco è un prodotto diverso, che è giusto pagarlo meno, perché il nostro è supeiore dal punto di vista qualitativo”. Il consorzio, però, punta al futuro. “Continuiamo la strada intrapresa – dice – ma serve innovazione sugli impianti di produzione. L’obiettivo è quello di fare buone quantità ad altissima qualità con costi bassi. Si può fare”.