Un tatuaggio non è motivo di esclusione dall’arruolamento nella Polizia penitenziaria. Lo ha deciso il Tar del Lazio accogliendo il ricorso dell’agrigentino C. P., 28 anni, che aveva partecipato al concorso per 500 allievi, ma era stato escluso per un tatuaggio sull’avambraccio destro raffigurante due stelle di piccole dimensioni. Il giovane, con il patrocinio dell’avvocato Girolamo Rubino, ha fatto ricorso al Tar del Lazio contro il ministero della Giustizia. La prima sezione del Tribunale amministrativo, presidente Elia Orciolo, relatore Michelangelo Francavilla, condividendo la censura formulata dalla difesa, secondo cui il tatuaggio può ritenersi causa di non idoneità solo quando è deturpante o rappresenta indice di personalità abnorme, considerate anche le caratteristiche del tatuaggio riscontrato, ha annullato il provvedimento ministeriale.