Il sindaco di Pantelleria, Alberto Di Marzo, è finito agli arresti domiciliari per corruzione aggravata. Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri di Trapani.

Il primo cittadino, raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip, su richiesta della Procura presso il tribunale di Marsala, è accusato di avere intascato nel giugno 2010 una mazzetta di 10 mila euro da un noto imprenditore edile di Alcamo per assumere il figlio quale dirigente di un importante settore del Comune. I carabinieri hanno eseguito perquisizioni presso l’ufficio del sindaco e di alcuni dirigenti e funzionari del Comune.

Ad accusare Di Marzo sarebbe stato lo stesso imprenditore edile di Alcamo che si è autodenunciato. Secondo l’accusa oltre ai 10 mila euro il sindaco avrebbe ricevuto monili in oro per circa 800 euro, quale anticipo di 40.000 euro. L’imprenditore ha detto che “per assicurare al figlio, ingegnere idraulico, un impiego nel ruolo tecnico dell’ente locale, era stato indotto dal sindaco di Pantelleria, a pagare una mazzetta di 10.000 euro, quale anticipo di una maggiore somma che sarebbe stata corrisposta nel momento in cui il figlio fosse stato assunto con contratto a tempo indeterminato”.

Di Marzo si sarebbe fatto regalare dall’imprenditore che con suoi familiari gestiva anche una gioielleria ad Alcamo, un ciondolo contornato di rose e una collanina in oro bianco. Al figlio dell’imprenditore, poi assunto al Comune di Pantelleria, nell’agosto del 2011 erano state fatte contestazioni disciplinari. Il padre, di fronte al possibile licenziamento del figlio, ha deciso di collaborare con la procura marsalese accusandosi di corruzione e denunciando il sindaco.

L’imprenditore in questione è Ernesto Emmolo. I particolari dell’indagine sono stati divulgati nel corso di una conferenza stampa tenuta nella Procura di Marsala. “L’imprenditore – ha detto il procuratore Alberto Di Pisa – ha definito il sindaco Di Marzo come persona ‘vorace e priva di scrupoli che pretendeva dal 3 al 5 per cento sull’importo degli appalti del Comunè. Rivelando, in una sorta di sfogo, che durante la precedente sindacatura, Di Marzo aveva preteso dall’impresa del nipote Vito Emmolo una tangente di 120 milioni di lire per un appalto di tre miliardi relativo a opere di urbanizzazione dell’area industriale”.

Gli inquirenti hanno, inoltre, precisato che Ernesto Emmolo, al quale Di Marzo avrebbe complessivamente chiesto 40 mila euro, ha deciso di iniziare a “collaborare con la giustizia prima che il sindaco decidesse di licenziare, in seguito ad alcuni contrasti, il figlio Dario”. L’ordinanza di custodia cautelare è stata, intanto, notificata anche al prefetto di Trapani, Marilisa Magno, che potrebbe decidere di sospendere il sindaco dalla carica.

Alberto di Marzo era stato rieletto sindaco il 31 maggio 2010 con il 62,56% di voti, appoggiato dalla lista civica “Pantelleria libera”, battendo l’ex primo cittadino Salvatore Gabriele (33,59%) e Giovani Paternò (3,85%). In precedenza, Di Marzo era stato primo cittadino di Pantelleria fino al 23 settembre 2002, quando fu arrestato con l’accusa aver compiuto estorsioni a danno di imprenditori in un contesto dove, secondo la Squadra Mobile di Trapani, “un gruppo di potere usava metodologie di tipo mafioso” per gestire l’isola.

Con Di Marzo furono arrestati gli imprenditori Antonino e Antonio Messina, padre e figlio, accusati, oltre che di estorsioni, anche di minacce, detenzione di due kalashnikov e avere commesso un attentato ai danni del tecnico del Comune di Pantelleria Giuseppe Gabriele. In manette finì anche l’ex consigliere comunale di Paceco (Tp) Pietro Leo. Al momento dell’arresto, in possesso al Di Marzo venne trovato un foglio dove erano appuntate cifre che, secondo l’accusa dovevano essere riscosse dalle imprese. In primo grado, Di Marzo venne condannato a 3 anni e sei mesi di reclusione per estorsione. In appello, però, venne assolto.