L’ombra del commissariamento aleggia sul Pd in Sicilia. Roma segue con molta attenzione le febbrili trattative in corso in queste ore per evitare che domani, in assemblea, si arrivi alla resa dei conti in un partito lacerato. Ma, da più parti, i segnali non sono incoraggianti. Tutt’altro. La tensione è altissima. Tant’è che il vertice dei democratici ha deciso di riunirsi a porte chiuse.
Niente giornalisti. L’appuntamento è per oggi, in un hotel di Palermo. All’ordine del giorno dell’assemblea regionale c’è la mozione di sfiducia al segretario siciliano, firmata da 188 dirigenti, numero sufficiente a dimettere Giuseppe Lupo, pronto però alla conta, convinto che i numeri possono cambiare.
Il clima tra i democratici è incandescente. Il partito è spaccato in diverse correnti e l’esito delle comunali a Palermo, col candidato ufficiale Fabrizio Ferrandelli sconfitto da Leoluca Orlando (Idv), ha contribuito ad alimentare le spaccature. Lupo sembra accerchiato, ma chi vuole la sua “testa” a sua volta si presenta in ordine sparso. Alla base del dissenso, non c’è però una linea politica. Il partito appare in balia delle correnti.
Il risultato elettorale sembra avere indebolito i firmatari della mozione: l’asse tra il senatore Giuseppe Lumia e il capogruppo all’Assemblea regionale Antonello Cracolici da un lato e il movimento ‘Innovazionì dall’altro. I due gruppi, che hanno sostenuto l’alleanza col governo di Raffaele Lombardo alla Regione, da mesi contestano a Lupo di avere assunto una linea netta. Prima del voto avevano ottenuto dal segretario (che aveva sostenuto Rita Borsellino alle primarie, per poi virare sul vincente Ferrandelli, sconfitto poi alle urne) la promessa di dimissioni, ma l’esito delle comunali ha rimescolato le carte.
Adesso Lupo sembra meno debole e vorrebbe traghettare il partito alle regionali di ottobre. Ecco perchè, da giorni, ripete che non intende dimettersi. Ma contro ha altri pezzi del partito. A cominciare dal bersaniano Bernardo Mattarella e dall’area che fa riferimento al senatore Vladimiro Crisafulli, che per motivi differenti chiedono una svolta.
In ballo non c’è solo la segreteria ma ci sono le future alleanze politiche: foto di Vasto o centrosinistra allargato ai moderati? Accordo con Mpa o solo con l’Udc? La sensazione è che nessuno intenda al momento fare passi indietro. Lupo avverte che la sfiducia porterà inevitabilmente al commissariamento, una eventualità che a molti non piace. La questione è spinosa. Tra quattro mesi si vota, c’è da preparare le liste. E non è poco.
In base allo statuto del partito chi ha già tre mandati all’Ars non può essere ricandidato. Tra questi ci sono big come Antonello Cracolici e Lillo Speziale, nomi che contano in termini di consenso. La prossima primavera poi ci saranno le politiche. Altre liste da fare. E col “porcellum”, senza preferenze, c’è chi teme il ritorno al passato quando i dirigenti locali subirono le scelte di Veltroni. La partita è aperta.