Riceviamo e integralmente pubblichiamo l’intervento di un nostro lettore inerente le elezioni regionali del 28 ottobre:

“Sono Valentina Vezzali, ma quando non sono in giro per il mondo, mi chiamo Vale, la mamma di Pietro” è lo slogan di una nota e seguitissima pubblicità proposta dalla famosa campionessa mondiale di fioretto.  E’ ovvio che un talento dello sport o dello spettacolo riesca ad inviare messaggi che facilmente raggiungono i destinatari  i quali apprezzano il testimonial più di quanto non apprezzino il prodotto da egli pubblicizzato. Spesso si apprezza la voce o il fisico, il fascino o l’eleganza, la trasgressione o la grande moderazione di chi lancia il messaggio, ancor più del prodotto reclamizzato.
Beppe Grillo è uno che viene ascoltato dai destinatari dei suoi messaggi soprattutto perchè è un uomo di spettacolo che come tale è stato molto ammirato, anche da me, con la sua satira arguta, col suo modo intelligentemente dissacratorio, pur spesso sopra le righe,  con cui ha messo in evidenza le carenze italiche.  Sul campo della tecnica della comunicazione pochi possono competere con Grillo.
Pensate il successo che avrebbero in politica, ad esempio, Adriano Celentano e Roberto Benigni o, per i palermitani, Fabrizio Miccoli. La pubblicità fatta da uomini di spettacolo o di sport non è soltanto l’anima del commercio, è anche l’anima della politica.
Ci siamo persone che compriamo quella specifica marca di dentifricio non perchè è di ottima qualità, ma perchè ce lo suggerisce, in uno spot televisivo, quella tale attrice che ha avuto un bel ruolo nella telenovela o quel grande campione di sport che ha vinto  una medaglia alle olimpiadi regalandoci le note dell’inno di Mameli.
Da qui, però, a considerare il grande atleta o il bravissimo uomo di spettacolo come la speranza per la soluzione della crisi economica dell’Italia, credo che di strada ve ne sia tanta.
Mi vien difficile pensare a Beppe Grillo mentre è alle prese con i temi di politica economica o di politica estera o di politica del lavoro. Insomma, dovrei usare una grande violenza alla mia intelligenza se pensassi di vedere Grillo seduto sulla sedia di Monti o su quelle di Passera e della Fornero o quelle che furono di Prodi, di Visco, di Treu, di Tremonti,  di La Malfa o di Spadolini.
Sono d’accordo che bisogna lanciare un forte messaggio allo squallido mondo della politica regionale da cui, però,  Grillo sta traendo beneficio elettorale  stigmatizzandone le evidenti responsabilità,   ma non esageriamo riversando troppe aspettative su Grillo. Ne andrebbe di mezzo la governabilità della Sicilia e, domani, dell’Italia.
Gli estremismi, che si chiamino fascismi o separatismi, comunismi estremi o grillismi vanno usati “cum grano salis”, cioè con molta prudenza, altrimenti la terapia che da essi ci attendiamo sarebbe molto più grave del male che vorremmo curare.
Conosco alcune persone orientate a votare per il movimento di Grillo. Sono persone che io stimo per la loro intelligenza, per la loro capacità di discernimento. Ma, me l’hanno confessato essi stessi, il loro voto sarà d’impulso, non ragionato. Essi vogliono far sentire forte la voce dell’avversione verso un mondo politico formato da uomini che sono responsabili dei mali della Sicilia, indipendentemente dal colore delle loro casacche. E’ la coralità dell’avversione, è l’ampiezza del fronte della contestazione che mi preoccupa. Non mi preoccupa Grillo, persona sicuramente intelligente, mi preoccupa il fatto che egli non è portatore di professionalità e progettualità di cui la Sicilia e l’Italia hanno estremo bisogno.
L’eccessiva forza che i sondaggi attribuiscono al movimento di Grillo deve indurci a pensare e riflettere sulla decisione che prenderemo nell’esprimere il voto. Non basta togliere la Sicilia dalle mani di una classe politica inefficiente, spregiudicata, spudorata, in buona parte inquisita o condannata, per consegnarla nelle mani di un gruppo di persone (i grillini) che, in verità, non credo che siano tutte in possesso di requisiti professionali adeguati al ruolo di amministratori della cosa pubblica per il quale chiedono di essere votati.
La ragione, è proprio  la ragione che dovrà guidare la nostra mano sulla scheda. Se volete, è molto più razionale e meno pericoloso non votare. Ma dobbiamo stare ben attenti a votare solo emotivamente: la Sicilia oggi ha bisogno di voti o di astensioni dal voto purchè entrambi ragionati, non ha bisogno di voti emotivi.
Il livello di discernimento dei giovani, la loro capacità di distinguere la platealità della contestazione dalla necessità di una equilibrata decisione, mi inducono a ben sperare in un risultato elettorale che dia chiari segni di contestazione di un sistema politico totalmente errato, ma al contempo eviti di affidare in mani sbagliate le sorti economiche e sociali della nostra regione.

Se Grillo vuol fare un regalo alla Sicilia, promuova un referendum per l’abolizione dell’Autonomia. Sarei dalla sua parte senza alcun tentennamento.
Cordialità

Giuseppe

LETTERA  FIRMATA.

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