Il solo nome ancora oggi suscita un forte senso di inquietudine solo a pronunciarlo per l’efferatezza e la scaltrezza con cui condusse i suoi delitti. Fino ad oggi, benché abbia compiuto le sue nefandezze tra il 31 Agosto 1888 ed il 9 novembre dello stesso anno è motivo di ricerca ed i più autorevoli criminologi si sono cimentati per tentare di scoprire chi fosse questo misterioso individuo che riuscì a terrorizzare la Londra dell’epoca e non solo. Teatro delle sue imprese fu l’Est End di Londra nella zona di Whitechapel, quartiere malfamato per la composizione umana che lo popolava: prostitute, alcolizzati, gente di malaffare, infanzia abbandonata e vilmente sfruttata come si può tragicamente evincere dal capolavoro “David Copperfiel” di Charles Dickens, operai poverissimi insomma una tela umana tra cui era estremamente difficile vivere anche a causa del sovraffollamento che vi regnava data l’indigenza estrema dei suoi abitanti. E’ questo il terreno di caccia di Jack in cui pascolano le sue potenziali vittime, si aggira nei vicoli e stringe a sé un compagno che mai l’abbandona: un fedelissimo coltello dalla lama affilata come un bisturi. Mary Anne Nichols è una prostituta di 42 anni, piuttosto vecchia per l’epoca e quindi a buon mercato offre la sua compagnia tant’è che pur essendo venerdì 31 agosto ad ora tardissima, le 2.30, forse è ben lieta di aver trovato un cliente il quale la conduce in luogo poco illuminato. Inizia la mattanza che prosegue secondo un copione ben costruito: la strangola, la sgozza, la sventra con estrema precisione asportandole gli organi interni. La passione del mostro è focalizzata sul ventre e sull’utero. Non sembra troppo attratto da motivi sessuali. Trascorre qualche giorno e l’8 settembre Jack ha di nuovo in sé la pulsione omicida che lo conduce ad adescare una poveretta, Annie Chapman, bastonata dalla vita anche con la denutrizione. E’ quella che si può definire una povera disgraziata distrutta dall’esistere. Madre di due figlie, aveva abbandonato la propria casa per raggiungere Londra,( data la situazione femminile del tempo, forse non sopportava i maltrattamenti del marito?) comunque sia si ripete il tragico cerimoniale non lontano dal luogo del primo delitto ma questa seconda volta l’orrore è ancor più raccapricciante per coloro che rinvengono il cadavere: era stata sgozzata e lo squarcio sul collo coperto con un fazzoletto, la lama era affondata fino a lesionare i polmoni e sia il fegato che le viscere erano state deposte sul tronco, il cuore era stato asportato. Colpo di scena: accanto al cadavere un biglietto con su scritto Jack the Ripper cioè Jack lo Squartatore. L’operazione cui il corpo era stato sottoposto indubbiamente richiede, come negli altri casi un certo tempo e molta manualità dunque è evidente che l’assassino conosce l’anatomia e sa dove sono posizionati gli organi di cui intende servirsi. Ciò potrebbe accelerare i tempi di asportazione se uniti anche ad una frequentazione con il corpo umano con perizia da settore. Fu anche ipotizzato che fosse un medico. Il biglietto è una pista molto indicativa per il carattere del soggetto poiché può indicare chiaramente una volontà derisoria nei confronti della Polizia oppure un tentativo, essendo consapevole del suo istinto all’omicidio efferato, di dare una pista per essere scoperto e pagare. Andiamo avanti con questa danza macabra. Il 30 settembre 1888 fu una data molto importante per Jack, infatti riuscì a compiere due delitti di seguito. I fatti. Elizabeth Stride è come sempre sul marciapiede, è prostituta fin da quando dalla Svezia si è trasferita a Londra nel 1856. Quella sera cerca di guadagnare qualcosa quando incontra il suo destino: Jack. Il solito taglio alla gola è netto ma il corpo è intatto. Certamente non per pietà ma perché molto probabilmente l’assassino viene disturbato sul lavoro. Il problema non si pone, egli si ripete immediatamente trovando la sua vittima in Catherine Eddowes, una povera disgraziata che aveva avuto tre figli e poi aveva cercato la sopravvivenza come le sue povere sorelle. L’omicida la condusse in Mitre Square e lì inizio il proprio macabro lavoro che lo vide accanirsi bestialmente in una tragica orgia di nefandezza. La gola squarciata, l’addome devastato il viso sfregiato miserevolmente. L’indomani un ospedale di Londra ricevette un pezzo di rene con tanto di firma del mostro. Era quello della donna? L’ultimo omicidio fu un delirio di mostruosità difficile da descrivere in tutta la sua folle perversione che rese il povero corpo dell’irlandese Jeanette Kelly il 9 novembre alle 3,30 irriconoscibile per l’orrore cui fu sottoposto, con grande comodità poiché Jack entrò in casa della sventurata in Dorset Street ed ebbe tutto il tempo di soddisfare la sua matta bestialità. Il cuore della giovane, aveva solo 25 anni, non fu più ritrovato. Londra è in preda al terrore, le donne temono per la loro vita, serpeggia l’odio per gli ebrei che si ritengono colpevoli di atti delittuosi, la polizia invia molti agenti in borghese nei quartieri a rischio per arginare il terrore e per dare una risposta alle pressanti richieste dell’opinione pubblica. Jack sembra divertirsi, addirittura scrive usando inchiostro rosso ai giornali e a Scotland Yard irridendo con macabra ferocia e facendo promessa di inviare pezzi della prossima vittima che ucciderà. Se poi veramente lo squartatore scrisse tutte le lettere che gli vennero attribuite oppure la stampa dell’epoca trovò terreno fertile per alimentare i propri articoli creando la figura di Jack, è tutto da verificare. All’epoca non esistevano la televisione e la radio, ma i giornali funzionavano ed avevano bisogno di alimentare le prime pagine per mantenere le tirature alte; in verità la figura dell’assassino fu molto costruita dalla stampa cosa che avviene anche oggi con molta frequenza. La polizia non venne mai a capo di nulla considerando che non godeva dei mezzi odierni per investigare ed inoltre tra la City Police di Londra e Scotland Yard è anche probabile che non corresse buon sangue per cui le indagini invece di essere condotte di conserta forse furono conflittuali con gravi danni per l’analisi degli indizi che non sempre vennero scambiati. Naturalmente è soltanto un lontana ipotesi. A questo punto il personaggio si mostra, anche a distanza di tanto tempo, sempre avvolto dalle nebbie ma con un profilo inequivocabile del suo essere. E’ rapidissimo nell’uccidere tant’è che le sue vittime non hanno il tempo di urlare, ha una forte conoscenza anatomica quasi fosse un medico( ma fu escluso che lo fosse) oppure una donna che conosce perfettamente il corpo femminile, non cerca lo stupro ma l’accanimento sul corpo devastando quelle parti preposte alla maternità come le mammelle oppure l’addome, le donne colpite sono prostitute forse perché le più disponibili di notte oppure per una sorta di vendetta. A tal proposito si pensò che l’omicida seriale potesse essere il nipote della Regina Vittoria, il Duca di Clarence contagiato di sifilide da una prostituta ed impazzito. Nelle notti delle stragi era fuggito dal palazzo. Le lettere denotano una personalità chiaramente squilibrata, ma fu davvero Jack a scriverle oppure qualche giornalista ci mise lo zampino per creare il mostro da sbattere in prima pagina? E’ possibile che il maniaco abbia sofferto da piccolo di carenze affettive materne così gravi da volersi rivalere sulle donne oppure abbia visto la madre prostituirsi ed ecco la vendetta dell’adulto? Le ipotesi che si possono avanzare sono tantissime addirittura che non agisse da solo oppure che potesse essere una donna sterile a compiere i misfatti aiutata da altri ma di certo resta il fatto che Jack lo Squartatore resterà ancora a popolare la fantasia con tutti i suoi orrori.

Maddalena Rispoli