Dal Regno Unito arriva una notizia che si inserisce nel dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere, anche in ambito italiano, e che sicuramente fará molto discutere: la UK Drug Policy Commission ha dichiarato nel suo report finale che i consumatori di cannabis non dovrebbero essere perseguiti legalmente.

Infatti, secondo questa Commissione, chi fa uso di marijuana o cannabinoidi dovrebbe essere equiparato a colui che gioca d’azzardo o a colui che consuma il cosiddetto junk food, ovvero il cibo spazzatura, che, a causa del suo essere poco salubre, non apporta vantaggi nutrizionali ma solo danni alla salute, essendo ad esempio la causa dell’obesità.

Queste “equivalenze” devono essere interpretate e valutate soffermandosi sull’aspetto della responsabilità dei consumi, e, in questa prospettiva, la Commissione sostiene che si deve favorire, piuttosto che proibire, il comportamento di colui che coltiva marijuana per utilizzo personale, per cure palliative o per terapie del dolore, ad esempio attraverso l’utilizzo di semi di cannabis autofiorenti. Secondo la Commissione un nuovo approccio dovrebbe essere quello di rivedere i comportamenti “egoistici” (come appunto quello di consumare cannabis, mangiare cibo malsano e giocare d’azzardo)  e promuovere intorno ad essi la conoscenza, che alimenta la consapevolezza e la responsabilità in ordine ai consumi.

Naturalmente ciò richiede un sostanziale rinnovamento delle politiche, delle leggi e non solo; ci sono, infatti, anche gli aspetti socio-psicologici sui quali bisogna lavorare, e il fattore culturale di una collettività che, sostanzialmente, condanna l’uso delle droghe, ma che comunque difende comportamenti fortemente autodistruttivi come il mangiare cibo spazzatura o il giocare d’azzardo.

La conoscenza, invece, contribuirebbe a promuovere un nuovo modo di pensare ed un nuovo modo di approcciarsi alla cannabis, prendendo appunto in considerazione l’utilizzo già citato per motivi terapeutici, o la possibilità, già oggi del tutto legale, di poter acquistare semi di marijuana femminizzati.

In definitiva, anche se negli ultimi anni il consumo di droghe nel Regno Unito è diminuito grazie alle politiche governative, la Commissione, che sará sciolta a fine anno, con il suo report finale ha suggerito al governo inglese di passare da un proibizionismo difficile da attuare e a volte anche dannoso, ad una incentivazione del consumo responsabile, anche rivedendo le pene per chi coltiva marijuana in casa.

Anche in Italia esiste un organo paragonabile a questa Commissione britannica, ed è il Dipartimento delle Politiche Antidroga, in seno al Consiglio dei Ministri; proprio da alcuni suoi studi epidemiologici recenti, il consumo di cannabis si conferma un fenomeno diffuso in tutta la popolazione, indipendentemente dal genere e dall’età. Il 22,4% della popolazione ne ha, infatti, sperimentato l’utilizzo almeno una volta nella vita ed il 5,2% nell’ultimo anno; confrontando i valori di maschi e femmine che affermano di aver consumato cannabis da 6 a 9 volte nell’ultimo mese e più di 20 volte in un mese, emergono percentuali superiori nel genere maschile rispetto a quello femminile.

Vedremo se adesso il Dipartimento delle Politiche Antidroga prenderá spunto dalla ricerca fatta dalla Commissione nel Regno Unito e cercherá di avviare una campagna conoscitiva diversa, oltre che spingere per l’introduzione su scala nazionale della terapia del dolore tramite cannabinoidi, giá praticata in Veneto, Toscana a Puglia.

Articolo scritto in collaborazione con Paolo Ferretti