Continuano ad essere senza stipendio i dipendente dell’ex consorzio per l’area di sviluppo industriale della provincia di Agrigento. Sono creditori di ben sette mensilità e , oggi, hanno preso carta e penna e scritto al presidente della Repubblica <<nell’estremo tentativo- scrivono nella lettera- di ottenere, finalmente, giustizia e rispetto dei nostri sacrosanti diritti di uomini, donne, padri e madri di famiglie che, in dispregio di ogni norma contrattuale e costituzionale, sono stati tenuti nel dimenticatoio da parte di tutte le istituzioni interessate e coinvolte del problema che ci vede ormai da ben sette mesi senza stipendio. Il Consorzio A.S.I. di Agrigento, Ente pubblico non economico operante sotto la tutela e la vigilanza dell’Assessorato delle Attività Produttive della Regione Sicilia, è stato posto in liquidazione con legge regionale n° 8 del 12 gennaio 2012. La stessa legge ne ha previsto la soppressione congiuntamente a quella degli altri 10 Consorzi A.S.I. operanti nel territorio regionale, previ gli adempimenti di legge espressamente previsti, demandandone funzioni e
compiti al nuovo Istituto Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive (I.R.S.A.P.). Gli ex Consorzi A.S.I. e, oggi, il nuovo I.R.S.A.P. applicano ai loro dipendenti il Contratto Collettivo Regionale di lavoro della Regione Siciliana e degli Enti di cui all’art. 1 della L.R. 15 maggio 2000 n. 10. La cattiva ed irresponsabile gestione della cosa pubblica ha di fatto, colpevolmente disatteso i termini e le finalità della citata L.R. 8/2012, che all’art. 19 prevede tempi (abbondantemente scaduti) e modalità ben precise per il passaggio delle competenze e degli obblighi istituzionali, anche nei confronti del personale dipendente, tra i Consorzi soppressi e posti in liquidazione ed il nuovo I.R.S.A.P. Probabilmente gli interessi economici e di potere che si nascondono dietro il tanto pubblicizzato “rinnovamento” voluto dalla legge, hanno portato ad un corto circuito istituzionale per il quale gli unici a pagarne amaramente le conseguenze siamo stati, e continuiamo ad esserlo, noi dipendenti che da sette mesi, con il blocco dei pagamenti dei nostri stipendi, abbiamo visto calpestata la nostra dignità di lavoratori e cittadini. Il diritto alla retribuzione sul lavoro svolto è, lo ricordiamo ad ogni buon
fine, un sacrosanto diritto derivante dalla Carta Costituzionale, ma la cosa che più ci angoscia e che attanaglia le nostre sensibilità è il dovere constatare che a distanza di sette mesi, dopo avere interessato della questione la Presidenza della Regione, la Prefettura, gli Assessorati competenti (riferendoci alla sola competenza istituzionale sic!), l’Autorità giudiziaria, continuiamo a non avere risposta alcuna, anzi, a mò di beffa, recentemente alcuni articoli apparsi sui quotidiani regionali hanno riportato la notizia, infondata, del parziale pagamento degli stipendi arretrati. E’ superfluo sottolineare le disatrose ricadute economiche e sociali che una siffatta, surreale, situazione ha prodotto nelle nostre famiglie (40 famiglie ridotte ai limiti della disperazione), tuttavia ci rivolgiamo ancora una volta alle Istituzioni in indirizzo, nella certezza della supremazia dei principi del diritto costituzionale e della vera e disinteressata legalità. Riponiamo, nelle vostre scelte e nelle vostre azioni, fiduciosa attesa.”