Tra qualche settimana il popolo italiano dovrà scegliere il nuovo parlamento che guiderà le sorti della nazione. La situazione è critica e lo scenario sembra gravemente compromesso soprattutto da fattori endogeni come la corruzione dilagante, la mancanza di lungimiranti politiche di sviluppo economico e la sempre maggiore disaffezione della gente alla politica con una crisi di partecipazione senza precedenti nella storia del paese. Sbagliare adesso significherebbe consentire ai diversi mali che affliggono l’Italia di trasformarsi in metastasi ed allora avremmo poche vie di scampo. Sempre meno italiani intendono esercitare il diritto di voto. Si assottiglia la percentuale di chi va a votare e aumenta l’astensionismo. Crescono i pessimisti: 7 su 10 stanno peggio. Il 53,5% non riesce a sostenere economicamente il proprio nucleo familiare. Il deleterio fenomeno dell’usura sta crescendo con volumi spinti in alto dalla necessità e disperazione di molta gente. Negli ultimi due anni risultano triplicati gli italiani costretti a vendere oro. In questo quadro assolutamente preoccupante ci troviamo costretti ad affrontare il più grave ed insopportabile di tutti i mali: la corruzione.
La corruzione crea danni enormi alla nazione quantificati dalla Corte dei Conti in oltre sessanta miliardi di euro l’anno. Una cifra enorme che se lecitamente ed efficacemente utilizzata potrebbe consentire l’avvio di politiche di investimento e rilancio economico atte a dare lavoro e stabile occupazione a moltissimi italiani. Nella speciale classifica mondiale dei paesi con alti tassi di corruzione percepita l’Italia si colloca al 69° posto ai livelli di Ghana e Macedonia. Vergogna!
Le stime dei costi della corruzione, così come calcolati dalla Corte dei Conti sono comunque inferiori al loro reale ammontare: al costo annuo vanno aggiunti i costi c.d. ”indiretti”. Si pensi ai costi connessi ai ritardi nella definizione delle pratiche amministrative, al cattivo funzionamento degli apparati pubblici e dei meccanismi previsti a presidio degli interessi collettivi ovvero, per citare taluni settori maggiormente esposti al rischio corruzione, alla inadeguatezza se non inutilità’ delle opere pubbliche, dei servizi pubblici e delle forniture pubbliche realizzati, al mancato o insufficiente controllo pubblico sull’attività’ di trasformazione del territorio, alla non oculata allocazione delle già’ scarse risorse pubbliche”. Dunque ”un aumento dei costi strisciante e un rialzo straordinario che colpisce i costi delle grandi opere, calcolato intorno al 40% in più del costo normale.
Secondo un recente studio della Banca Mondiale, inoltre, ”le imprese costrette a fronteggiare una pubblica amministrazione corrotta e che devono pagare tangenti crescono in media quasi del 25% di meno di imprese che non fronteggiano tale problema”. Aspetto ancora più preoccupante è che ad essere più fortemente colpite sono le piccole e medie imprese e le imprese più giovani: ”tra le aziende costrette a subire fenomeni di corruzione, quelle piccole hanno un tasso di crescita delle vendite del 40% inferiore rispetto a quelle grandi”. Il problema non è stabilire nuovi reati o fare un decreto legge, ma far funzionare la macchina della giustizia sostenendola e dotandola di tutti i mezzi concreti necessari a contrastare il fenomeno. Il trend della corruzione peggiora, eppure scendono denunce e condanne. Come mai? Non siamo in grado di contrastare con durezza e senza sconti il fenomeno? Allora è la fine. Forse ci siamo assuefatti a questo stato di cose, come se tutto fosse inevitabile. Italiani “brava gente” si diceva una volta, ma se c’è un corruttore c’è un corrotto e viceversa. Qualcuno dice che il “ dio quattrino” ha preso ormai da tempo il sopravvento su molte coscienze. Dobbiamo fare della costante e diffusa indignazione sui fenomeni di corruzione una prerogativa nazionale senza se e senza ma. Occorre vigilare e pretendere dalla politica scelte orientate all’etica ed al bene comune, dove l’uomo che opprime, in qualsiasi forma, un altro uomo non sia ne tollerato ne, tanto peggio, ignorato.
Dobbiamo muoverci in fretta o corriamo il serio rischio di dare spazio ai peggiori “rigurgiti” alimentati da disperazione e disagio. Buon voto a tutti.
di Vincenzo Racalbuto