Riceviamo e pubblichiamo:
A seguito sia delle ultime notizie apparse sugli organi di stampa, sia della nota prot. 2013/19129, che leggo per conoscenza, ritengo doveroso, nei confronti dell’intera popolazione e del consiglio comunale che mi onoro di presiedere, dover fare chiarezza sulle affermazioni da Ella riportate durante un’intervista resa la scorsa settimana.
Allo scrivente pare rilevare che la S.V. ignori alcune disposizioni che lo stesso ha emanato con il Decreto del presidente del C.C. n°.4 del 19/11/2012 e avente per oggetto: “Funzionamento delle Commissioni Consiliari Permanenti, Declaratoria, Atto d’Indirizzo e Direttiva, riguardanti l’espletamento della Attività ed Istituzionale di tutte le Commissioni”.
Col suddetto atto vengono regolamentate le attività delle commissioni consiliari, obbligando le stesse a trattare solo argomenti di loro pertinenza da concludere, al massimo entro due sedute, con un provvedimento di proposta di atto deliberativo o atto di indirizzo da presentare al primo C.C. utile. Il tutto al fine di contenere le spese relative ai gettoni di presenza per la partecipazione alle riunioni di commissione e scongiurare la trattazione di medesimi argomenti da parte di più commissioni.
Accertato, purtroppo, che non a tutti erano chiare le disposizioni impartite dal decreto di cui sopra, il sottoscritto ha indetto una riunione di conferenza di capigruppo, cui sono stati convocati anche i presidenti e i segretari delle otto commissioni consiliari permanenti, per dare ulteriori chiarimenti sulle prescrizioni.
Nell’ambito della stessa riunione, tenutasi il 27 febbraio 2013, giusto verbale n° 33 di pari data, cui hanno partecipato quasi tutti i convocati, è emersa la proposta di ridurre da otto a cinque le commissioni consiliari permanenti, al fine di meglio organizzare i lavori, suddividendo le competenze in riferimento a quelle delle cinque direzioni che costituiscono l’organigramma dell’ente. Và da sé che lo scopo era quello di scongiurare inutili convocazioni o, peggio, che stessi argomenti fossero trattati da più commissioni, qualora i temi trattati stessero a cavallo tra le competenze di più commissioni e non fosse, ai presidenti delle stesse, molto chiara la pertinenza del problema.
Conseguenza immediata, oltre lo spreco del tempo, certamente il dispendio di denaro pubblico.
A tal proposito si rammenta alla S.V. che il sottoscritto ha più volte richiamato anche per iscritto i dirigenti, i funzionari e gli amministratori, convocati nelle commissioni per relazionare o dare pareri tecnici in merito, per aver disertato la riunione e, conseguentemente, aver costretto i presidenti a rinviare la stessa con l’aggravio di costi aggiuntivi.
Durante la conferenza di capigruppo di cui sopra, inoltre, un componente della Sua squadra si era assunto il compito di parlare, con il capo dell’amministrazione e i componenti della lista “Corbo Sindaco”, della proposta di ridurre da otto a cinque il numero delle commissioni consiliari permanenti ma ad oggi nessuna risposta è giunta.
Riguardo ai costi del Consiglio comunale mi duole constatare che si sono date cifre del tutto false ed inesatte.
La S.V. afferma quanto segue: “In media, infatti, una seduta del consiglio comunale costa dai 5 ai 7mila euro. Non bisogna calcolare, soltanto il rimborso del gettone di presenza ai 30 consiglieri comunali ma si deve aggiungere per ogni seduta il costo del personale impegnato, degli stenotipisti e di tutti gli addetti ai lavori che vengono impiegati dal Comune per permettere il regolare svolgimento della riunione” e ancora “Un consigliere comunale percepisce una indennità (dopo che è stata decurtata dagli stessi) di circa 90 euro a seduta. Stesso importo viene corrisposto per ogni riunione delle commissioni.”
Si precisa, per dovere di cronaca, che l’importo di 90 €. a seduta è da intendersi al lordo mentre l’importo al netto è di circa 60 euro, che moltiplicato per 29 consiglieri fa 1.740 euro. Se si aggiungono la stenotipia, le riprese televisive delle sedute ritenute valide, il personale che assicura il regolare svolgimento delle attività di C.C. si va ad un totale di circa €. 2.500,00.
Era forse per contenere le spese del consiglio comunale che non si era provveduto per tempo al rinnovo del contratto per le riprese televisive in barba al diritto di informazione che hanno i cittadini e in oltraggio al concetto di trasparenza?
Qualora si volesse in futuro confrontare ancora gli emolumenti percepiti dal sindaco e dagli assessori con quelli che vengono dati ai consiglieri comunali, sarebbe auspicabile che la commisurazione venga fatta con gli stessi parametri e non al netto i primi e al lordo i secondi. Appare appena il caso, inoltre, di specificare che gli importi massimi mensili liquidabili e liquidati ai consiglieri comunali corrispondono al 30% dell’indennità del sindaco, così come previsto dalla normativa, e che nei casi in cui si era sforato tale importo si è provveduto d’ufficio a ridimensionare la somma da liquidare al massimo previsto per legge (circa 710 €. al netto).
E’ palese quindi, come la dichiarazione che “Il consiglio comunale e le commissioni consiliari costano al Comune di Canicattì dai 250 ai 300 mila euro l’anno. Per questo motivo occorre ridurne i costi” sia del tutto priva di fondamento.
Per ulteriore conferma di quanto asserito, val la pena di ricordare alla S.V. quanto segue: da un confronto delle spese sostenute nel 2010 penultimo anno della sua precedente legislatura, quelle sostenute nel 2012 e quelle del primo trimestre di questo anno (il primo utile valutabile dopo il decreto “taglia-spese” sopra menzionato, citato dalla stampa, tra l’altro, in cronaca regionale come attività meritoria finalizzata alla riduzione delle spese della P.A.) si rileva quanto segue:
Anno 2010: spese per il C.C. €. 210.900,72
Anno 2012: spese per il C.C. €. 184.101,56
Anno 2013 (I trimestre) : spese per il C.C. €. 36.497,00 che porta ad una previsione di spesa per l’intero anno di €. Circa €. 150.000,00 con un presunto risparmio rispetto al 2010 (anno I legislatura sindaco Corbo) di quasi 61.000 euro.
Appare più che palese che le cifre dichiarate dalla S.V. sono anni luce distanti da quelle effettive.
Ci si chiede, invece, come mai l’amministrazione non intervenga per tempo e con sollecitudine nel portare avanti quelle iniziative che dal consiglio comunale vengono suggerite al sindaco e alla sua giunta da parte delle commissioni e/o dai singoli consiglieri. Crediamo invece che sia proprio qui che si evidenziano sprechi di tempo e di denaro, oltre alla paralisi amministrativa, propositiva e programmatica che oramai dilaga in questa città.
Inoltre, in riferimento alla nota n. 19129/2013 che Ella il 23 c.m. ha fatto pervenire al Presidente della VI commissione consiliare prof.ssa M. Seminatore e per conoscenza al sottoscritto in pari data, pur non afferrandone il significato politico ed amministrativo, nella considerazione che le commissioni consiliari costituiscono articolazione del consiglio comunale con la presente si intende opportunamente evidenziare che: Il Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali, n. 267 del 2000, attribuisce ai consigli comunali competenze di indirizzo e controllo politico-amministrativo del Comune in conformità alle leggi e alle norme statutarie.
Atteso che il Consiglio Comunale di Canicattì, come da statuto e da regolamento sul funzionamento del Consiglio comunale e commissioni consiliari, determina scelte politico-amministrative con l’adozione degli atti fondamentali di carattere normativo, programmatico, organizzativo e negoziale; esplica la funzione di indirizzo mediante risoluzioni e ordini del giorno, contenenti obiettivi, principi e criteri informatori dell’attività dell’Ente, adotta atti di indirizzo generale per singoli settori omogenei, o per ambiti intersettoriali per favorire lo sviluppo di sinergie che impegnano la Giunta ed esplicitano in termini qualitativi e quantitativi i risultati da raggiungere, le risorse impegnate, i tempi previsti.
Mi permetto di evidenziare che il regolamento, oltre a disciplinare il funzionamento del consiglio, la sua autonomia organizzativa, funzionale e contabile, disciplina anche i diritti e le prerogative dei consiglieri così come espressamente riportato nell’art.30 “Diritto d’Iniziativa” comma 1 e 2, e nello specifico l’articolo 14 “Funzioni delle Commissioni”, che la nota da Ella inviata riporta in parte.
In tale articolo si evidenzia quanto segue:
1. Le commissioni costituiscono articolazioni del Consiglio comunale ed esercitano le loro funzioni
concorrendo ai compiti di indirizzo e di controllo politico-amministrativo allo stesso attribuiti dalla
legge.
2. Le commissioni esprimono parere……( )
3. Le commissioni hanno potere di iniziativa per la presentazione di proposte di deliberazione o mozioni nell’ambito delle materie di loro competenza. Le relative proposte sono trasmesse al Presidente del Consiglio comunale.
In tale ottica risulta evidente nessuna illegittimità da parte della commissione consiliare a trattare l’argomento posto all’ordine del giorno.
In un momento poco felice della politica generale e delle istituzioni locali e in una prospettiva di superamento di inutili incomprensioni politiche ed amministrative tra maggioranza e minoranza e tra consiglio ed amministrazione, discusse e deliberate all’unanimità nel corso dell’ultima seduta della conferenza dei capigruppo, risultano incomprensibili prese di posizione volte a limitare i processi di democrazia e di confronto per la crescita economica, culturale e sociale della città.
Non volendo responsabilmente, questa presidenza, esprimere particolare giudizio sulla sopra citata nota che ha provocato, come da verbale, notevole imbarazzo tra i componenti la commissione consiliare e ulteriori spaccature tra sindaco e consiglieri comunali, mi limito ad invitare l’organo esecutivo ad una attenta lettura dello Statuto e del Regolamento sopra citato auspicando un ritorno serio al dialogo e al confronto nelle aule a ciò deputate, al fine di dare risposte univoche alla città.
Sempre aperto ad un sereno e cosciente confronto
Porgo cordiali saluti
Il Presidente del C.C.
Prof. Domenico Licata