Finisce sui tavoli della Procura della Repubblica di Agrigento la vicenda che ha riguardato l’avvelenamento di 6 cani randagi avvenuta in città lo scorso mese di aprile. La denuncia è stata presentata dai veterinari dell’Asp. La conferma che si fosse trattato di un avvelenamento si era avuta qualche giorno addietro dai risultati delle analisi eseguite sulla carcassa di un animale morto e sui resti dei bocconi velenosi ingeriti dall’animale. Analisi effettuate dall’istituto Zooprofilattico di Palermo. La situazione, confermano all’Asp, è delicata anche perchè potrebbe non trattarsi di un caso isolato. Infatti, quello accaduto nelle scorse settimane è il quarto episodio di avvelenamento di meticci che si registra in città dal 2012 ad oggi. Da tempo a Canicattì c’è gente esasperata per l’eccessiva presenza di cani randagi in giro per le strade. Più volte sono stati richiesti da parte del comune, interventi efficaci per cercare di debellare un fenomeno sempre più in crescita. Il Comune attualmente, ha due convenzioni per il ricovero di questi animali: una con un canile di Sommatino la seconda con una struttura di Santa Margherita Belice. Tutto questo però non basta. I randagi dopo essere stati sterilizzati da parte del servizio veterinario vengono liberati e rimessi in strada. Al problema dei randagi adesso se ne lega un altro legato alla presenza di zecche. È il caso di via Sant’Antonio, dove proprio ieri i cittadini hanno lamentato la massiccia presenza di questi parassiti. La notizia dell’avvelenamento dei sei meticci era arrivata il 5 aprile scorso a ventiquattro ore esatte dalla diffusione delle lamentele dei residenti della zona compresa tra le vie Luigi Piranello, Alfredino Rampi ed Amendola per la presenza di un nutrito branco di cani randagi, la maggioranza dei quali di grossa taglia. Ad essere stati avvelenati erano stati sei animali, di cui tre ancora cuccioli. Si era trattato dei componenti dello stesso branco segnalato dagli abitanti della zona agli amministratori comunali e ai funzionari della polizia comunale. Le lamentele per la presenza dei cani nei pressi dei portoni d’ingresso ai due stabili – abitati soprattutto da impiegati comunali, politici ed anche personale della polizia locale – il giorno prima erano giunte agli uffici competenti del comune. Nessuno però si sarebbe potuto aspettare quello che poi nella realtà è avvenuto vale a dire l’avvelenamento massiccio del branco.
CARMELO VELLA