Da qualche anno anche la nostra regione è divenuta teatro del fenomeno dei crop circles, o cerchi nel grano. Si tratta di figure più o meno complesse, caratterizzate in genere da una elegante simmetria e realizzate appiattendo alcune spighe in un campo di grano. Il fenomeno ha avuto origine in Inghilterra nei primissimi anni ‘80 per opera di due artisti, David Chorley e Douglas Bower (noti al mondo come Doug & Dave), che però avrebbero svelato la paternità dell’opera solo nel 1991. Questo gap temporale permise la diffusione dell’idea che le formazioni potessero non avere origine antropica: si ipotizzò ad esempio che fossero i curiosi effetti di ignoti fenomeni atmosferici o che addirittura fossero opera di civiltà extraterrestri (piste di atterraggio non proprio rettilinee, messaggi in codice etc…).
Nonostante sia stato ormai ripetutamente provato che bastano pochi semplici strumenti e una attenta coordinazione per creare formazioni molto complesse e in condizioni di lavoro difficili, l’idea che dietro un crop cirle ci sia sempre lo zampino dell’omino verde è dura a morire e di certo il proliferare di programmi televisivi di spessore scientifico capillare alimenta non poco certe fantasiose ipotesi. Così, anche per il cerchio nel grano apparso circa un mese fa non lontano da Enna e di cui hanno parlato anche numerose testate locali e regionali   la prima ipotesi formulata è stata quella della formazione aliena.

A conferma di questa ipotesi viene utilizzata la prova di assenza di tracce di ingresso (come è possibile lavorare in un campo senza “sporcarlo” con le proprie tracce?) e la prossimità ad una strada trafficata (l’autostrada che da Catania giunge a Palermo) che non avrebbe consentito ai circelmakers di lavorare senza essere disturbati o scoperti.
C’è però da dire che il disegno in questione, due cerchi intrecciati “ad otto”, è estremamente semplice, se comparato ad altre formazioni (di sicura manifattura umana) a cui siamo sempre più abituati e viene quindi il sospetto che più che di alieni, ci troviamo di fronte al lavoro di alcuni neofiti.
Abbiamo chiesto chiarimenti a Francesco Grassi, circlemaker e fra i massimi esperti italiani sul tema dei cerchi nel grano. Socio effettivo del CICAP, nel 2012 ha stupito la platea del convegno annuale del comitato mostrando le prove della paternità di di un  complesso e discusso cerchio apparso in Piemonte nel 2011.

Gestisce un blog (http://www.francescograssi.com) e una pagina facebook (https://www.facebook.com/cerchinelgrano.TDI) che rappresentano una preziosa e aggiornatissima risorsa on line sul tema. Ha recentemente pubblicato un volume “Cerchi nel grano: tracce d’intelligenza” edito da STES. Il libro è una “Bibbia del circlemaker”: presenta una attenta e documentatissima ricostruzione storica del fenomeno, un manuale pratico sulla creazione di cerchi e una sterminata bibliografia, nonché ampie appendici con documenti originali.
Buongiorno Francesco. Nella stampa locale si è parlato della formazione ennese come di un “caso inspiegabile”, eppure si tratta di un disegno piuttosto semplice rispetto ad altri cui da tempo siamo abituati. Come stanno realmente le cose?
Sì, la formazione ennese è abbastanza semplice, due anelli che si sovrappongono quasi a simboleggiare un “8” e richiama alla memoria le prime forme proprio basate solamente sui cerchi. Non è un caso che il fenomeno abbia preso il nome di cerchi nel grano anche se poi la complessità è andata via via aumentando. Gli artisti e pittori inglesi Doug Bower e Dave Chorley (i famosi Doug & Dave) rivelarono alla stampa e alla TV nel 1991 di aver iniziato a fare i cerchi intorno al 1978 con l’obiettivo di far credere alla gente che una navicella spaziale fosse atterrata in un campo.
Anche se la forma degli anelli ennesi è semplice, facendo fede a quanto riportato dalla stampa e assumendo un diametro di circa trenta metri, le dimensioni sono molto più grandi rispetto alle formazioni che fecero scalpore e che finirono nei primi libri pubblicati nel 1989.
Quanto tempo potrebbe impiegare una realizzazione come quella ennese?
Dipende dall’esperienza, un team di circlemaker alle prime armi secondo me può benissimo farcela entro un’ora circa di attività. Un team di circlemaker con esperienza può farcela a mio avviso nella metà del tempo.
Si adduce spesso (come in questo caso) la prova dell’assenza di tracce di ingresso come indice dell’impossibilità di una realizzazione umana. Come “si entra” in un campo e come si lavora ad un cerchio senza lasciare vistose tracce del passaggio?
E’ incredibile come questa leggenda sopravviva ancora oggi in un’epoca in cui si può facilmente controllare molto via internet, l’ho spiegato tantissime volte anche in TV e l’ho anche scritto nel mio libro.
Per capire come ci si possa introdurre in un campo coltivato bisogna osservare le immagini in cui apparivano e appaiono le formazioni. Nella quasi totalità dei casi e specialmente nei campi coltivati a cereali si possono notare delle linee che partono dai bordi della coltivazione e attraversano la vegetazione a coppie e a distanze regolari. Quelle linee sono date da percorsi senza piante o con piante abbattute che vengono utilizzati dai coltivatori per attraversare il campo con le ruote dei mezzi agricoli. Durante la coltivazione i mezzi vengono impiegati per scopi finalizzati ad ottenere un miglior raccolto come ad esempio irrorare la vegetazione con pesticidi. In inglese prendono il nome di tramline e sono i percorsi che normalmente i circlemaker usano per raggiungere qualsiasi parte del campo con grossa facilità senza lasciare alcun segno del proprio passaggio.
Gli anelli ennesi attraversano 5 coppie di tramline e i centri degli anelli si trovano con tutta probabilità proprio all’interno di una delle due tramline centrali.
La vicinanza ad una autostrada è una complicazione difficile da gestire o piuttosto, proprio perché si è alla ricerca di formazioni facili da individuare e pubblicizzare, è un valore aggiunto nella ricerca di un sito ideale?
Sicuramente trovare una posizione che possa essere vista da un punto sopraelevato come un ponte, aiuta molto la visibilità dell’opera. La vicinanza all’autostrada non rappresenta una difficoltà, un automobilista in viaggio di notte, vede illuminata solo l’area dei fari e su quell’area concentra l’attenzione. Il resto è al buio e anche una piccola lucetta accesa dai circlemaker nel campo per qualche secondo al di sotto delle spighe per vedere il disegno e le misure dei cerchi, non verrebbe assolutamente vista.
Più o meno un anno fa, una formazione (anch’essa piuttosto semplice) compariva non lontano da questa. Qual è in generale la situazione nel Sud Italia e in particolare in Sicilia?
Il Sud Italia in generale è meno prolifico, le zone calde italiane sono il Piemonte e l’Emilia Romagna. In Sicilia negli scorsi anni sono apparse delle formazioni interessanti e apprezzate in zona Riesi, quindi non lontano da Enna.
A dire il vero quest’anno la stagione 2013 dei cerchi è stata in apertura tutta italiana e del sud. La prima formazione in assoluto è apparsa a Palazzo San Gervasio in provincia di Potenza, che sia un buon auspicio per i circlemaker meridionali?
Qualche parola sul tuo libro “Cerchi nel grano: Tracce d’intelligenza” ?
Il libro contiene tutte le mie ricerche sul fenomeno con indagini scientifiche e articoli che hanno richiesto anni per essere scritti e pubblicati. Il lavoro complessivo che è confluito nel libro è veramente enorme. Ad esempio una consistente parte dell’appendice è costituita dalla trascrizione e traduzione in italiano di 10 interviste a dieci circlemaker per un totale di 3 ore di parlato.  L’opera è costituita da 530 pagine interamente a colori con più di 170 fotografie, immagini e disegni. Contiene tutta la corretta ricostruzione e visione storica del fenomeno con fotografie e documenti inediti, fonti storiche, indagini scientifiche, l’arte e i trucchi del circlemaking, esercizi per aspiranti circlemaker nonché il capitolo finale in cui racconto nei minimi dettagli la storia del cerchio di Poirino 2011 che è in copertina e le tavole grafiche che consentono di ricrearlo.

Il libro è acquistabile direttamente dal blog dell’ autore, o dalla libreria on line del CICAP (http://www.cicap.org/new/prodotto.php?id=3850).

Cicap Sicilia