I responsabili dell’omicidio di Angelo Montanti, ucciso a 32 anni a Canicattì, il 9 novembre 1991, hanno un volto ed un nome. Lo rivela il pentito Angelo Pitrolo, di Niscemi, autore del delitto che si inquadra nella guerra tra “stiddari” e uomini di Cosa Nostra che tra la fine degli anni 80 e gli inizi degli anni 90, provocò centinaia di vittime tra le province di Agrigento e Caltanissetta.
Le fasi dell’omicidio sono state ricostruite in aula nel processo che si celebra davanti la terza sezione della Corte di Assise di Agrigento, presieduta da Giuseppe Melisenda Giambertoni. Sul banco degli imputati, l’autore materiale dell’omicidio, Antonio Pitrolo, 57 anni di Niscemi, affiliato a Cosa Nostra nel 1987.
Pitrolo, collaboratore di giustizia dal 2009, fu il primo ad accusarsi di questo omicidio e di altri per i quali, come lo stesso ha riferito in aula, non vi era alcun procedimento aperto. “I fascicoli giacevano in archivio – ha detto l’imputato sentito in videoconferenza – sono stato io a raccontare agli inquirenti della mia partecipazione”.
“Ci nascondemmo in una piccola azienda di Canicattì per quattro o cinque giorni – ha raccontato Pitrolo – giusto il tempo di pianificare tutto”. Montanti, secondo il racconto del collaborante, venne ucciso per volere di Diego Guarneri, allora reggente della cosca di Canicattì, per vendicare la morte di Salvatore Gioia, detto l’americano. Con Pitrolo, che fu il primo a far fuoco con una mitraglietta cal. 9, agirono Rosario La Rocca, anch’egli di Niscemi, autista del commando, Salvatore Siciliano di Mazzarino, Nunzio Emmanuello e Giovanni Passero di Gela. Il processo proseguirà il prossimo 7 novembre. Previste le conclusioni del PM, della difesa e la decisione della Corte.
Il pentito Pitrolo già boss della famiglia di Nisceni ha già fatto importanti rivelazioni, ha già confessato di aver ucciso Calogero Zagarrio, mafioso di Ravanusa il 28 gennaio del 1992 e per questo delitto è stato condannato a 18 anni di carcere; L’uomo è stato di uno dei più rilevanti esponenti di cosa nostra nissena, e almeno per sette anni, ha capeggiato, sempre seguendo le direttive provenienti da Gela, il gruppo criminale di Niscemi.
E’ ritenuto un affiliato al clan Madonia – Emmanuello. La decisione di pentirsi Pitrolo l’ha assunta dopo anni di omicidi, circa venti, ed attività illegali: una scelta costatagli il disprezzo dei suoi ex uomini, decisi a fargliela pagare cara, prova ne è il piano sventato, lo scorso agosto, con al centro l’intento di eliminare alcuni stretti parenti. Ninu ‘u pivulu”, questo il nome di “battaglia” del collaboratore che ha dichiarato nel corso delle sue confessioni quanto segue: “Per conto di Cosa Nostra mi occupavo principalmente di omicidi, se c’era da fare qualche estorsione non mi tiravo indietro”.
Poi rivela autori e mandati di una ventina di omicidi dei quali non si era mai saputo nulla. Tracui quello di Angelo Montanti e spiega: “Allora capitava spesso che le famiglie di Cosa Nostra di Agrigento e Caltanissetta si scambiavano i killer. Partecipai a quel delitto, avvenuto qualche mese prima di quello di Zagarrio (il 9 novembre del 1991) che fu deciso dai vertici mafiosi di Canicattì”. Oggi la conferma delle sue dichiarazioni con l’indicazione dei complici.
Fonte Grandangoloagrigento.it