Saranno la sottosezione dell’Associazione nazionale magistrati di Agrigento, le associazioni “Amici del giudice Rosario Angelo Livatino” e “Tecnopolis” a provvedere al ripristino dell’iscrizione della stele del giudice Livatino, alla periferia di Agrigento, danneggiata a colpi di mazza.
L’intervento è stato concordato questa mattina e verrà fatto in assoluta economia nello stile della famiglia Livatino ricollocando il pezzo di iscrizione recuperato dalla polizia nella tarda serata di ieri nel dirupo ai piedi del monumento.
Il pezzo staccato dell’iscrizione sarebbe stato posto di proposito nella scarpata e orientato verso il luogo esatto dove Rosario Livatino fu ucciso la mattina del 21 settembre 1990.
“Vogliamo far risistemare la stele, lasciando la ferita ben visibile, – ha detto il sostituto procuratore di Agrigento Salvatore Vella – . Esattamente per come avvenne nel 1991 alla tomba del giudice Livatino”.
Intanto, stamani, il prefetto di Agrigento Nicola Diomede, il questore Maurizio Auriemma, il colonnello dei carabinieri Mario Mettifogo, i componenti della sottosezione di Agrigento dell’associazione nazionale magistrati, con in testa Salvatore Vella, don Giuseppe Livatino e dell’associazioni “Amici del Giudice Rosario Livatino” e “Tecnopolis” di Canicattì, si sono recati davanti la stele ferita, oltraggiata.
“Volete uccidere anche la nostra memoria” – hanno scritto i componenti dell’Anm di Agrigento – . “E’ insopportabile la violenza che ha colpito Rosario Livatino a 27 anni dalla sua uccisione. Chi, ieri, ha fatto a pezzi la stele ha offeso la coscienza civile di questo territorio, delle donne e degli uomini che hanno deciso di stare dalla parte della giustizia”.

“Il vile gesto compiuto ieri contro la stele commemorativa di Rosario Livatino, nei pressi del luogo in cui fu barbaramente ucciso il giovane magistrato, e’ opera di chi vorrebbe rallentare quel processo inarrestabile di legalita’ e di giustizia che la Sicilia ha intrapreso sin dalle stragi del ’92. Condividiamo appieno la volonta’ espressa dalla Strada degli Scrittori di ricostruire quanto devastato e di cancellare traccia di ogni vandalismo e simbolismo di matrice criminale”. Lo ha affermato il sindaco di Agrigento Lillo Firetto, che aggiunge: “Con il Distretto Turistico Valle dei Templi la Strada degli Scrittori, sin dalla sua ideazione, e’ anche la Strada in cui oltre alle tappe di luoghi di cultura sono segnati i luoghi della memoria e della legalita’. La coincidenza di atti esecrabili con le recenti ricorrenze delle stragi in cui perirono i giudici Falcone e Borsellino la dice lunga sulla condizione di isolamento e di frustrazione di chi assiste inesorabilmente allo sgretolamento del sistema mafioso e all’affermazione di valori e ideali da cui traiamo ispirazione ogni giorno”.
“Sono vicino alla famiglia del giudice Rosario Livatino e, come attento partecipante alle iniziative del Centro Studi Livatino, esprimo la mia preoccupazione prevalente rispetto allo sdegno per l’oltraggio alla memoria del compianto collega, compiuto in una terra dove la cultura mafiosa e’ ancora da sconfiggere definitivamente”. Lo ha detto Stefano Dambruoso, Questore della Camera, condannando il gesto del danneggiamento della stele dedicata a Rosario Livatino ad Agrigento. Dambruoso ha ricordato di essere particolarmente legato alla figura del giudice Livatino, anche perche’ ha iniziato la sua professione di magistrato “nelle stesse stanze dove per anni ha lavorato Livatino”.
“La storia di questi 25 anni, come la realta’ di oggi, e’ piena di contraddizioni. Ai grandi risultati della magistratura e delle forze dell’ordine, alla grande partecipazione a questo ricordo da parte dei giovani, della scuola e delle istituzioni, assistiamo ai fatti che hanno interessato la scuola Falcone e la stele del giudice Livatino che offendono la coscienza di tutti. Tanto e’ stato fatto ma c’e’ ancora molto da fare”. Cosi’ la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi giunta in via D’Amelio a Palermo per le celebrazioni in occasione dei 25 anni della strage in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, commentando le maxi operazioni delle forze dell’ordine a Brancaccio e i recenti episodi di vandalismo nella scola Falcone dello Zen e contro la stele del giudice Rosario Livatino ad Agrigento. “Nella migliore delle ipotesi -ha proseguito- c’e’ quanto meno inconsapevolezza di chi sono queste persone e di che cosa rappresentano per il Paese e di quanto noi siamo debitori nei loro confronti. Ci sono stati grandi risultati in questi 25 anni, questa strage ha regalato al Paese una reazione che non aveva precedenti cosi’ come un impegno delle Istituzioni che ha dato dei grandi risultati. Tuttavia c’e’ ancora molto da fare, siamo qui per questo per dire che noi faremo la nostra parte come cittadini, come istituzioni consapevoli che questa e’ l’unica possibilita’ di futuro per il nostro Paese”.
Vandalizzata, presumibilmente nella mattinata di ieri 18 luglio 2017, la stele fatta erigere dalla famiglia del giudice Rosario Livatino sul luogo del suo eccidio, avvenuto lungo la SS 640 il 21 settembre 1990.
A segnalare il vile atto, un operaio che passava casualmente in zona.
«Dopo gli episodi dolosi, compiuti a Palermo nei giorni scorsi a danno di alcuni simboli eretti a memoria dei giudici Falcone e Borsellino – commenta il sindaco Ettore Di Ventura – ci sbigottisce registrare, proprio alla vigilia del 25° anniversario della strage di Via D’Amelio, un’azione vandalica ai danni della stele del “nostro Giudice Ragazzino”.
Come sindaco di Canicattì, unitamente ai componenti della mia Giunta, esprimo profondo sdegno per questo ignobile atto e con estrema fermezza ci tengo a ribadire che l’oltraggio perpetrato ai danni di questo significativo simbolo di eroismo non ci allontanerà dalla strada intrapresa verso il pieno rispetto della legalità».
“Sentire di atti di sfregio nei confronti di una lapide, a perenne ricordo dell’impegno e della dedizione di un magistrato agrigentino nelle lotta e nel contrasto al potere criminale e mafioso, lascia sgomenti. L’amministrazione di Castrofilippo sente il dovere di condannare questo vilipendio ed oltraggio alla memoria di Rosario Livatino, un Giovane magistrato che fece della propria vita simbolo di Fede militante per l’affermazione della Legge sul malaffare organizzato.
A 25 anni dalla strage di via D’amelio, corre l’obbligo, morale e civile, nel ricordare Paolo Borsellino, originario di Castrofilippo, e gli agenti della sua scorta, che rimasero vittime di un cruento attentato terroristico-mafioso, che continua a lasciare aperta una insanabile richiesta di Giustizia e di riscatto di una intera società siciliana”. Questo il comunicato di condanna della giunta comunale di Castrofilippo.
Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha scritto su Twitter per rendere “onore alla memoria oltraggiata del giudice Livatino”, dopo che oggi ad Agrigento è stato danneggiato il monumento in suo onore. Gentiloni ha aggiunto: “Italia unita alla vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio”.
“Come cristiani e come cittadini ci sentiamo offesi e addolorati per il gesto compiuto a danno della stele che ricorda il sacrificio di sangue che il Giudice Livatino ha pagato nel 1990. Alla barbarie della sua morte si e’ voluta aggiungere anche quella dell’oltraggio alla sua memoria, per tentare di eliminare ogni traccia che ricordasse un uomo che ha vissuto per la giustizia e per essa ha dato la vita”. Lo dice il cardinale Francesco MONTENEGRO, arcivescovo di Agrigento e presidente della Caritas italiana. “Dietro il vile atto di infrangere il monumento al giudice di Canicatti’ si nasconde quella logica mafiosa che tanto male ha fatto al nostro territorio. Siamo consapevoli che ci sono ancora persone e sistemi di potere che lavorano per distruggere il bene, per danneggiare la dignita’ di tanti cittadini onesti e per impedire qualsiasi sviluppo della Sicilia”, aggiunge MONTENEGRO.
“Danneggiata la stele dedicata al giudice Livatino, un atto vergognoso da respingere con fermezza, avvenuto alla vigilia del 25esimo anniversario della strage di via D’Amelio. Nessuno si fara’ intimidire e la voce del ricordo e della lotta contro la MAFIA sara’ sempre forte e decisa”. Lo dice Cosimo Maria Ferri, sottosegretario ministero Giustizia. E conclude: “Livatino, Borsellino magistrati liberi, seri, onesti, che hanno lavorato con coraggio contro le mafie, senza mai arretrare e rinunciando a tutto: carriera, affetti, famiglia”.
Sara’ ricostruita dall’associazione “Strada degli Scrittori” la stele commemorativa dedicata al giudice Rosario Livatino. Lo ha reso noto il presidente Felice Cavallaro: “Ho gia’ comunicato al prefetto di Agrigento Nicola Diomede la nostra volonta’, lieto della decisione. La Strada degli Scrittori che attraversa i luoghi natii di Pirandello, Sciascia, Camilleri e tanti altri autori e’ anche la Strada della Legalita’ perche’ ricorda, lungo l’itinerario, i sacrifici di Rosario Livatino, del giudice Antonino Saetta e del maresciallo Giuliano Guazzelli uccisi da mano mafiosa”. “Fatti odiosi come quello di ieri che si aggiungono ad analoghi gesti compiuti a Palermo in coincidenza con le ricorrenze in memoria dei giudici Falcone e Borsellino e degli agenti di scorta – ricorda Cavallaro -, sono colpi di coda di iene isolate e ferite. La Sicilia non torna indietro. Ha scelto la strada della cultura e della bellezza, della legalita’ e della giustizia. E sulla memoria di uomini giusti ha deciso di porre le fondamenta per il suo futuro, come si e’ visto da Caltanissetta a Porto Empedocle nei due mesi del Festival della Strada degli Scrittori”. La stele, posta nelle vicinanze del luogo in cui il giudice Rosario Livatino fu barbaramente assassinato, lungo la ex SS 640, gia’ ridenominata con grandi cartelli dall’Anas “Strada degli Scrittori”, ha subito gravi danni al punto da rendere illeggibile il nome del magistrato. La ricostruzione dell’area monumentale avverra’ nei tempi strettamente necessari a progettazione e realizzazione di una stele analoga alla precedente con la collaborazione di un ingegnere di Canicatti’, Franco Russo, figlio di un docente di Rosario Livatino.
Il “vile danneggiamento” della stele eretta in contrada Gasena dai genitori di Rosario Livatino, il giudice ragazzino ucciso dalla mafia nel settembre del 1990, è “il segno tangibile della vigliaccheria di quanti provano viscerale fastidio per un simbolo purissimo di giustizia e di coerenza evangelica, qual è stato il giudice Livatino. Un’apparente manifestazione di forza, che in realtà mostra una estrema fragilità dei vili responsabili di questo efferato gesto”. Lo dice don Giuseppe Livatino, postulatore della causa di beatificazione del giudice Livatino. “A Palermo come ad Agrigento – prosegue – Cosa nostra e i suoi addentellati non fanno che mostrare, con questi gesti di infantile vigliaccheria, un’organizzazione criminale che mal sopporta la presa di distanza dell’opinione pubblica da quel sentire mafioso che ha vilmente deturpato la bellissima terra di Sicilia con atti di violenza, di estorsione, di corruzione”.

“Colpire, nella memoria, uno dei simboli antimafia è come riaprire una profonda ferita nel sano tessuto sociale, culturale ed economico del nostro territorio”. I vertici provinciali della Cna Agrigento condannano il vile gesto con cui è stata danneggiata la stele che ricorda il giudice Rosario Livatino. “Un’ azione ignobile che offende quanti ogni giorno operano, lottano e rischiano per affermare il valore della legalità e della giustizia – sottolineano il presidente Mimmo Randisi e il segretario Piero Giglione, i quali offrono al Prefetto di Agrigento la disponibilità della Cna ad essere parte attiva nell’annunciata idea di volere rendere l’area, che ospita il monumento in contrada Gasena, più accogliente per una migliore ed efficace fruizione. La nostra attenzione rispetto alla figura del giudice Livatino – concludono il presidente e il segretario della Confederazione – l’abbiamo manifestata anche nelle scorse settimane, in occasione dell’assemblea elettiva quadriennale. In quelle sede è stato istituito e assegnato il “Premio Legalità Cna” proprio alla memoria del magistrato canicattinese. La targa l’ha ritirata don Giuseppe Livatino, Postulatore della Causa di Canonizzazione del giudice”.


“Si esprime il più profondo sdegno nei confronti del vile e ripugnante gesto che ha determinato il danneggiamento della stele dedicata al Giudice Rosario Livatino, orgoglio della nostra Città.
Questo evento gravissimo, insieme ad altri inquietanti fatti, come il danneggiamento, a Palermo, della statua del Giudice Giovanni Falcone posta dinanzi ad una scuola dello Zen, avvenuti entrambi nella imminenza della commemorazione della strage di via D’Amelio, sono una palese manifestazione di una subcultura mafiosa che intende rialzare la testa e che occorre debellare.
L’impegno delle Istituzioni, la diffusione sempre più intensa della cultura della legalità nelle scuole, la consapevolezza di tutti i cittadini nel combattere la malapianta della subcultura mafiosa che si annida anche nel vivere quotidiano, sono tre pilastri su cui deve realizzarsi la costruzione di una società liberata dal crimine e dall’ingiustizia, nel nome del Giudice Rosario Livatino e di tutti i servitori dello Stato che non hanno esitato a sacrificare la propria vita nella lotta contro la barbarie mafiosa.” il presidente del consiglio comunale di Canicattì Avv. Alberto Tedesco

ll Circolo del Partito Democratico di Canicattì condanna con forza il vile gesto perpetrato nei confronti di un simbolo della lotta alla mafia e della legalità come il Giudice Rosario Livatino.
Siamo convinti che gesti come questo sortiranno il risultato opposto rispetto a quello perseguito da chi lo ha perpetrato, sollecitando il risveglio delle coscienze di tutti i siciliani onesti ed un rinnovato impegno nella lotta contro la barbarie mafiosa.
Siamo certi che quanto accaduto costituisca un forte impulso ad non abbassare la guardia su un fenomeno, come quello mafioso, non ancora debellato.