La Corte di Appello di Palermo, ha messo la parola fine ad un’annosa vicenda che ha riguardato il Comune di Camastra.
Risultato: l’ex Sindaco Angelo Cascià aveva pienamente ragione, le Posizioni Organizzative potevano essere abolite per conseguire un risparmio di spesa.
A stabilirlo, è stato per l’appunto la Corte di Appello di Roma che con sentenza n. 426/2020, ha confermato un proprio precedente dell’anno 2019.
La vicenda: nel 2013, dopo essersi insediato alla carica di Sindaco del Comune di Camastra, il rag. Angelo Cascià veniva invitato da parte della Corte dei Conti ad adottare dei provvedimenti volti alla riduzione dei costi del personale.
Non potendo, né volendo operare dei licenziamenti, l’ex sindaco Cascià individuava quale unica via quella di eliminare le Posizioni Organizzative, così eliminando a sua volta le indennità di posizione e le indennità di risultato, che gravavano pesantemente sul bilancio dell’amministrazione comunale.
Tale riforma della macchina amministrativa non veniva digerita da due dipendenti, che promuovevano un’azione giudiziaria nei confronti dell’amministrazione comunale, di cui una è stata definita nell’anno 2019, l’altra appena qualche giorno fa con la sentenza della Corte di Appello sopra indicata.
In particolare, la Corte territoriale, dopo avere rigettato nel 2019 il ricorso del sig. Nazzareno Bellomo, ha ulteriormente rigettato il ricorso dell’arch. Filippo Morello.
Entrambi i due dipendenti comunali avevano richiesto di essere reintegrati nella loro posizione di responsabili di posizione organizzativa, previo annullamento della delibera della Giunta Cascià, che le aveva abolite.
Il Comune, però, che già in primo grado era stato assistito dall’Avv. Giovanni Puntarello, ha avuto ragione anche in grado di appello grazie al patrocinio dello stesso avvocato, confermato anche dalla commissione prefettizia, insediatasi a seguito dello scioglimento degli organi amministrativi per presunte ingerenze della criminalità organizzata.
Ebbene, la Corte di Appello nello stabilire che l’operato di Cascà risultava legittimo, ha, sia pure implicitamente, sconfessato il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Agrigento.
Ed infatti, se si va a leggere la relazione ministeriale da cui è scaturito lo scioglimento dell’amministrazione comunale, si può evincere come, una delle ragioni indicata come segnale della presunta ingerenza della criminalità organizzata, si sostanzia proprio nell’abolizione delle posizioni organizzative.
Tuttavia, la riorganizzazione disposta dalla Giunta Cascià risultava assolutamente legittima, come ha stabilito la Corte di Appello di Palermo in accoglimento delle difese dell’Avv. Giovanni Puntarello.
Un ulteriore tassello, questo, che pone seri dubbi nei confronti dello scioglimento disposto dal Ministero dell’interno, tassello che si aggiunge all’altra sentenza della Corte di Appello di Palermo, che ha già dichiarato la candidabilità dell’Ex Sindaco Cascià e del suo Vice Sindaco Urso, tenuto conto che mai nessun addebito era stato mosso in ordine alle presunte interferenze che avevano fatto sciogliere il Comune.
Le posizioni organizzative possono essere legittimamente abolite nei Comuni. A statuirlo è stata la Corte di Appello di Palermo con sentenza n. 913/2019 del 10.10.2019, che ha giudicato legittimo l’operato dell’ex Giunta Municipale e dell’ex Sindaco del Comune di Camastra (AG), che nel 2013 a seguito del proprio insediamento, avevano abolito le posizioni organizzative per far conseguire all’amministrazione un risparmio di spesa sui costi del personale.
Tale decisione del Comune di Camastra era stata contestata dall’ex responsabile del servizio finanziario rag. Nazzareno Bellomo, che si era rivolto al Tribunale di Agrigento sindacando l’operato dell’amministrazione comunale, frattanto sciolta con Decreto del per presunte infiltrazioni mafiose.
Tuttavia, la legittimità dell’operato dell’amministrazione disciolta era stata già affermata dal Tribunale di Agrigento che, con sentenza n. 509/2017, aveva rigettato il ricorso dell’ex responsabile dell’area finanziaria.
Quest’ultimo, oltre ad assumere che l’abolizione delle posizioni organizzative risultasse illegittimo, pretendeva altresì che lo stesso venisse riconfermato nel suo ruolo, chiedendo un risarcimento di ben 80.000 euro in considerazione di tale mancato rinnovo.
Tuttavia, già in primo grado, il Comune di Camastra si era difeso affidandosi alle cure dell’Avv. Giovanni Puntarello, confermato quale difensore dell’amministrazione anche dalla commissione prefettizia che era riuscito a dimostrare la legittimità dell’abolizione delle posizioni organizzative nonché l’infondatezza della pretesa del dipendente di essere confermato nel suo ruolo.
Le tesi dell’Avv. Puntarello sono state condivise anche dalla Corte di Appello di Palermo che ha rigettato l’appello promosso dal rag. Bellomo, condannandolo alle spese legali per 5.000,00 oltre accessori e pertanto per complessivi € 7.259,60.
Tale somma si aggiunge all’ulteriore condanna alle spese ricevuta all’esito del giudizio di primo grado, cosicché il funzionario che aveva ritenuto di agire per un risarcimento di 80.000 euro, sarà costretto a versare nelle casse del Comune di Camastra, la somma di € 14.591,20.
Inoltre, a tale somma, è da aggiungere il pagamento del doppio del contributo unificato cui la Corte di Appello ha ritenuto di condannarlo.