L’incontro, chiesto da giorni dalla “Rete dei Sindaci Recovery Sud”, che raggruppa un numero sempre più crescente di primi cittadini – abbondantemente oltre quota 300 – punta ad accelerare e accrescere il coinvolgimento degli amministratori meridionali nella riscrittura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Ma la rete si rivolge al Presidente del Consiglio Draghi.
Per tale ragione stamattina, Maria Grazia Brandara, sindaca di Naro (AG) e presidente del GAL Sicilia Centro Meridionale, ha consegnato alla segreteria della Presidenza del Consiglio il “Protocollo di Intesa della Rete dei Sindaci Recovery Sud”, già approvato da molte amministrazioni comunali del Sud d’Italia e, in corso di approvazione, da parte di molte altre.
Il Protocollo d’Intesa, frutto di un lavoro di squadra che vede coinvolti oltre Carlucci, sindaco di Acquaviva delle Fonti e ispiratore della Rete, anche i sindaci di Marcianise Antonello Velardi e di Diamante Ernesto Bagorno, contiene un elenco di priorità che va dalle infrastrutture ai servizi sociali, dalla necessità di assumere 5.000 progettisti nei Comuni del Sud per l’attuazione del PNRR, a garantire livelli essenziali delle prestazioni sanitaria, scolastica, assistenziale e di trasporto.
Vengono altresì sottolineati nel Protocollo, la rigenerazione del patrimonio edilizio esistente pubblico e privato attraverso piani di recupero dei centri storici, l’avvio di piani di recupero delle acque reflue per il riuso in agricoltura, piani di adattamento ai cambiamenti climatici con priorità d’intervento sul versante sia idrogeologico e sia su quello della emissione di gas climalteranti.
Ma oltre a ciò i Sindaci del Sud mirano a sostenere l’internazionalizzazione delle produzioni agroalimentari, a sviluppare i Distretti del Cibo e a potenziare i Gruppi di Azione Locale per sviluppare le aeree rurali. Vogliono un Piano per il Recupero dei Castelli, delle dimore storiche e del patrimonio culturale pubblico ancora in abbandono o in situazione di pericolo. Mirano a ottenere deroghe per i Comuni in dissesto e ad eliminare le difficoltà burocratiche che limitano l’erogazione e l’attuazione di finanziamenti. Sottolineano la necessità di coinvolgere i percettori del Reddito di cittadinanza in progetti di utilità sociale, in particolare nella tutela di boschi, delle aree verdi in genere e del miglioramento dell’arredo urbano.
I sindaci di ReteSud ritengono, inoltre, fondamentale: intervenire nella sanità delle aree interne; realizzare progetti di interscambio economico-culturale fra i comuni del Sud e altre aree d’Italia, d’Europa e di altri Continenti; superare le carenze infrastrutturali attraverso l’alta velocità ferroviaria, come evidenziato dai promotori di “Vogliamo anche al Sud treni più veloci”; varare un robusto intervento in linee di bus elettrici o a idrogeno e un Piano per la Bike economy del Sud; sviluppare l’agricoltura sociale nei terreni confiscati e in abbandono, creare un sistema di parchi comunali periurbani nelle aree marginali e, soprattutto, definire un modello specifico di sviluppo per i piccoli borghi e le aree interne dove è ancora notevole il divario rispetto alle città in termini di servizi e diritti accompagnando, a tal fine, le Amministrazioni locali in percorsi premianti di rigenerazione sociale e territoriale e ponendo al centro la sfida climatica e attuando, finalmente, un vero investimento nazionale per sostenere buone pratiche di comunità resilienti, in grado di creare dinamismo sociale ed economico.
A fronte di tale articolata piattaforma programmatica i primi cittadini del Sud temono che il tempo passi invano e senza risposte concrete e tempestive.
Sono preoccupati che nella riscrittura in atto del PNRR da parte del governo Draghi, le loro istanze, maturate in contesto giornalieri di di difficoltà, rimangano escluse.
Per tali ragioni meditano di organizzare anche mobilitazioni e azioni di lotta al fine di far sentire il disagio dei Comuni del Sud, che in questi giorni stanno fronteggiando l’emergenza Covid-19 con pochissime risorse e scarso personale, con strutture sociali inadeguate, considerato che la spesa sociale pro capite nel Sud è molto più bassa rispetto al Nord, e una crisi spaventosa che rischia di sfociare in rivolta popolare sempre più crescente e, ogni giorno, sempre più difficile da contenere.