“La ‘Decontribuzione Sud’ deve divenire strutturale, andando oltre il quadro temporaneo degli aiuti di Stato. L’importanza e il valore della misura lo dimostrano i dati: la riduzione del 30 per cento dei contributi dei dipendenti nelle regioni del Mezzogiorno, fortemente voluta dal Governo Conte II, ha portato dal gennaio 2021 al febbraio 2022 ad attivare ben oltre 1,4 milioni di contratti. È un nostro preciso dovere rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale come ci richiede l’art. 3 della Costituzione e, del resto, la Coesione territoriale è uno dei pilastri delle politiche dell’Unione europea”. Lo dichiara il deputato Dedalo Pignatone, esponente M5S, a margine del question time tenutosi oggi a Montecitorio.
“In questi anni abbiamo messo in campo varie misure che mettono al centro il Sud – aggiunge – Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede per il Mezzogiorno il 40 per cento delle risorse territorializzabili, saranno destinati anche 8,4 miliardi di euro provenienti dal React EU, 54 miliardi di euro dei Fondi strutturali e di investimento, 58 miliardi di euro del Fondo di Sviluppo e Coesione e circa un miliardo di euro del Just Transition Fund”.
“Dobbiamo far ripartire il Paese tutto assieme con fatti concreti come la decontribuzione Sud ci permette di fare. Serve, dunque, renderla strutturale e – prosegue Pignatone -, raccogliendo positivamente le aperture della ministra Mara Carfagna a riguardo, auspichiamo che il Governo possa notificare quanto prima l’aiuto a Bruxelles così da estenderlo nel tempo oltre il periodo pandemico”.
“Laddove non si riesca ad ottenerne l’approvazione comunitaria, si potrebbe eventualmente valutare un’incentivazione selettiva per taluni settori che producono valore aggiunto, riuscendo a stare sul mercato nonostante le difficoltà che si scont