Si è concluso con cinque condanne il processo di primo grado a carico di un gruppo di uomini accusati di estorsione e tentata estorsione ai danni di un ristoratore di Scoglitti, frazione marittima di Vittoria. Il Tribunale Collegiale di Ragusa, pur riconoscendo il metodo mafioso, ha escluso l’aggravante dell’appartenenza e dell’agevolazione ad associazione mafiosa, infliggendo pene inferiori a quelle richieste dal Pubblico Ministero.

Le indagini: anni di soprusi
Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo Provinciale di Ragusa e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, hanno ricostruito una lunga serie di episodi estorsivi iniziati nel 2014 e protrattisi fino al 2020, con l’esclusione del 2015 durante il quale il locale era chiuso. L’incubo del ristoratore si è concluso solo grazie alla sua coraggiosa decisione di denunciare i soprusi subiti.

Le difese degli imputati si erano battute per l’assoluzione o, in subordine, per una riqualificazione dei reati e il riconoscimento di attenuanti, sostenendo l’assenza di metodo mafioso, la marginale partecipazione ai fatti e l’assenza dell’elemento psicologico del reato.

Risarcimento danni da definire in sede civile
Il Tribunale ha stabilito che il risarcimento danni alle parti civili, costituite dai ristoratori e dall’associazione antiracket “Rete per la Legalità”, dovrà essere determinato in sede civile. I condannati dovranno comunque provvedere al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere, oltre a quelle sostenute dalle parti civili.