La Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per l’imprenditore di Partinico Antonino Borgia, 56 anni, accusato dell’omicidio di Ana Maria Lacramioara Di Piazza, avvenuto nel 2019. Lo scrive il Giornale di Sicilia. La Cassazione ha respinto il ricorso che era stato presentato dal legale di Borgia, Salvatore Bonnì.
La seconda sezione della corte d’assise d’appello di Palermo aveva condannato all’ergastolo l’imprenditore dopo che in primo grado era stato condannato al carcere a vita ma in appello erano cadute tutte le aggravanti e la condanna era stata ridotta a 19 anni e 4 mesi. La sentenza fu annullata dalla Cassazione che rinviò a Palermo per un nuovo giudizio.
Il comportamento di Borgia
Borgia dopo l’omicidio della ragazza, con la quale aveva avuto una relazione, aveva ripreso la sua normale vita ed era persino andato al commissariato di Partinico. Il pm ha spiegato che la pratica da sbrigare negli uffici di polizia era legata al suo passaporto: l’imputato, secondo l’accusa, avrebbe infatti avuto intenzione di rifugiarsi negli Stati Uniti.
La Procura ha inoltre messo in evidenza che da alcune intercettazioni emergerebbe che l’intenzione di Borgia sarebbe stata quella di bruciare il cadavere di Ana Maria Lacramioara Di Piazza, in particolare utilizzando dell’acido cloridrico. Gesto che non sarebbe riuscito a compiere per l’intervento dei carabinieri che avevano ritrovato il corpo della vittima.
Il pm ha poi sottolineato che Borgia non avrebbe dato alcun contributo alle indagini: una volta incastrato dalle prove, si sarebbe limitato ad ammettere i fatti.
Il commento dell’avvocato
“Ergastolo, interdizione perpetua dai pubblici uffici, decadenza della potestà genitoriale, risarcimento dei danni alle parti civili da liquidarsi in separata sede, con provvisionali di oltre 200 mila euro, oltre alle spese processuali – dice l’avvocato Angelo Coppolino che assisteva la mamma della vittima – E’ la sentenza che attendevamo. Una decisione che rappresenta il giusto epilogo di una drammatica vicenda giudiziaria ed umana che ha visto spezzata una giovane vita, quella di Anna, e segnare per sempre quella della madre di lei e del figlio rimasto orfano all’età di 11 anni.
La pena inflitta è giusta ed equa e deve servire da monito anche se la violenza di genere non può essere contrastata unicamente con strumenti repressivi e punitivi. Occorre una mobilitazione culturale che scuoti e informi le coscienze al rispetto della vita in sé e della donna in particolare nella sua dignità e integrità”.