Due anni e nove mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e il pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 24.500 euro. I giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, hanno condannato un impiegato di 59 anni, l’ex impiegato del comune di Ravanusa arrestato dai carabinieri nel 2019 mentre intascava i soldi delle carte di identità elettroniche dei cittadini. L’accusa era quella di peculato. Il comune di Ravanusa si è costituito parte civile, rappresentato dall’avvocato Carmelo Pitrola, e adesso avrà diritto ad un risarcimento del danno che sarà quantificato in sede civile. Il pm Giulia Sbocchia, al termine della requisitoria, aveva chiesto la condanna dell’imputato a 4 anni e 4 mesi di reclusione.

L’ex vigile urbano poi divenuto dipendente interno dell’Ente, è accusato di aver intascato circa 30mila euro, che in realtà sarebbero dovuti finire nelle casse comunali, facendosi pagare addirittura in contanti dai cittadini che si recavano nell’ufficio anagrafe per la carta di identità elettronica. L’indagine nasce da una serie di anomalie denunciate agli inquirenti, tra tutte una evidente discrasia tra il numero di carte di identità emesse e i soldi depositati in cassa. I carabinieri della Compagnia di Licata hanno così piazzato microspie e telecamere nel piccolo ufficio comunale dove sono stati registrati diversi “passaggi” di denaro. Dopo aver registrato una serie di pagamenti illeciti, i militari sono intervenuti trovando nel portafogli dell’uomo le banconote consegnate poco prima da un cittadino. L’imputato è difeso dall’avvocato Rosalinda Mangiapane.