Esiste una fronda che tenta di fermare il piano regionale dei rifiuti e non sembra essere un caso il fatto che i ricorsi contro il piano rifiuti della Sicilia arrivino da due società operanti nel settore e destinatarie di misure di prevenzione.
Ad adombrare la presenza di interessi illeciti è il Presidente della Regione Renato Schifani. Il governatore ha parlato senza mezzi termini di una “Sicilia che è purtroppo la seconda regione in Italia per numero di illeciti penali nel ciclo dei rifiuti”.
L’occasione per lanciare questi strali per Schifani che è anche commissario per la gestione dei rifiuti in Sicilia, è stata l’audizione, in videoconferenza, alla seduta della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite legate al sistema dei rifiuti in Sicilia.
I ricorsi contro il piano rifiuti
“Ben due società operanti nel settore – ha proseguito – sottoposte a misure di prevenzione antimafia (è di pochi mesi fa la pronuncia di confisca da parte del Tribunale di Catania), che facevano capo allo stesso gruppo imprenditoriale, hanno intrapreso un contenzioso giudiziario contro la struttura commissariale per ottenere l’annullamento (accompagnato dalla domanda di sospensione) dell’ordinanza che approva il piano rifiuti. Ciò a dimostrare che, al di là della piena regolarità dei ricorsi avallati dai custodi giudiziari a tutela dei valori patrimoniali delle aziende confiscate, il settore sia soggetto a forte inquinamento dalla criminalità mafiosa”.
La scelta dei termovalorizzatori
Schifani difende il piano rifiuti e la scelta dei due termovalorizzatori “La gestione dei rifiuti rappresenta una delle sfide ambientali più rilevanti per la Regione Siciliana, caratterizzata da una storica dipendenza dalle discariche e da un sistema impiantistico non adeguatamente sviluppato. In questo contesto, la realizzazione di due termovalorizzatori nei comuni di Palermo e Catania si inserisce come un’azione strategica volta a modernizzare il ciclo dei rifiuti, garantendo una riduzione significativa del conferimento in discarica e un efficiente recupero energetico”.
Un anno e mezzo per realizzare gli impianti
Per la realizzazione dei termovalorizzatori nelle zone di Palermo e Catania “i tempi di definizione, dal momento dell’aggiudicazione della gara, previsti secondo il nostro cronoprogramma, sono di 580 giorni dall’inizio dei lavori” insomma poco più di un anno a mezzo dalla consegna delle aree. L’inizio dei lavori avverrà “entro la fine del 2026” e che la conclusione dei lavori, invece, dovrebbe avvenire, dunque, nell’autunno del 2028.
“L’obiettivo di questa presidenza – ha precisato – è quello di realizzare i termovalorizzatori evitando impugnative. Stiamo investendo su risorse umane notevoli. Questa è una grande scommessa. Credo che in passato si è provato a farlo ma adesso abbiamo la risorsa pubblica e la volontà per addivenire ad una svolta epocale per la nostra Regione”.
Le fonti di finanziamento
Le due strutture saranno “finanziate nel limite complessivo di 800 milioni di euro nell’ambito dell’accordo coesione Fsc 2021-2027, sottoscritto con il presidente del consiglio ed approvato dal Cipess” e verranno realizzati garantendo una “capacità di trattamento di 300.000 tonnellate l’anno di scarti” la potenza elettrica installata “sarà di 25 megawatt”.
La struttura di Palermo sorgerà a Bellolampo “già sede di un impianto di trattamento meccanico-biologico” e quella di Catania, invece, all’interno della zona industriale di Pantano D’Arci “area strategicamente collegata alle principali reti infrastrutturali per la gestione ottimale del bacino di rifiuti della Sicilia Orientale”.
I due termovalorizzatori “costituiscono gli elementi chiave per raggiungere l’obiettivo di ridurre drasticamente la percentuale di rifiuti destinati alle discariche, come richiesto dalla direttiva europea che prevede un limite massimo del 10% di rifiuti conferiti in discarica entro il 2035”, ha concluso Schifani.